Il segreto di Stand by Me, il film di Rob Reiner

Stand by Me è uno splendido film di Rob Reiner tratto da un amatissimo racconto del noto e prolifico scrittore Stephen King. Come ogni opera, il film, nasconde alcuni piccoli segreti

‘Stand by Me – Ricordo di un’estate’ è un film del 1986 di Rob Reiner tratto dal racconto ‘Il corpo’ dalla raccolta di racconti ‘Stagioni diverse’ di Stephen King.

La copertina del libro Stagioni Diverse con al suo interno il racconto Stand by Me
Il segreto di Stand by Me, il film di Rob Reiner (foto redazione) – Cinema.it

Si tratta indubbiamente di uno dei libri più amati e fortunati dello scrittore del Maine, se si pensa che da questo manoscritto sono stati tratti ben tre film, uno più bello dell’altro: il sopra citato ‘Stand by Me’, ‘Le ali della libertà’ e ‘L’allievo’.

Non stupisce più di tanto, del resto Stephen King è una delle penne più produttive e geniali della letteratura americana, ci ha regalato romanzi meravigliosi e alcuni registi sono anche riusciti a soddisfarci nelle loro trasposizioni, altri un po’ di meno.

‘Stand by Me’, il rapporto tra Rob Reiner e i giovani attori

‘Stand by Me’ è uno di quei lavori fortunati, che è stato apprezzato come romanzo ma anche come film, Rob Reiner è stato quindi molto sensibile, in grado di far combaciare ogni pezzo del puzzle ‘Kinghiano’. Un’impresa per nulla semplice in cui, secondo Stephen King, aveva fallito anche Stanley Kubrick.

È ben noto infatti che il romanziere non ha apprezzato il film ‘Shining’ del regista sopra citato, tanto da averne fatto fare un altro più inerente, a suo avviso, alla trama del manoscritto. In ‘Stand by Me’ i protagonisti erano dei giovani attori, Jerry O’Connell, Will Wheaton, Corey Feldman e il compianto River Phoenix. Un gruppo di amici impegnati in un’avventura irripetibile che si avvia a compiere 40 anni.

Rob Reiner
‘Stand by Me’, il rapporto tra Rob Reiner e i giovani attori (foto Ansa) – Cinema.it

Per celebrare l’anniversario, O’Connell, Wheaton e Feldman si esibiranno in diverse città degli Stati Uniti, rivedendo il film e rispondendo alle domande dei fan, rivivendo la realizzazione di questo film di formazione. Parlando con PEOPLE, i tre attori hanno raccontato cosa ha significato per loro l’influenza del regista Rob Reiner, mentre sviluppavano il loro legame reciproco e approfondivano i rispettivi personaggi.

“Ho letto il libro non appena ho scoperto di essere stato scelto per il film, e mi è piaciuto tantissimo. L’ho riletto di recente ed è un racconto molto diverso dal film. Il racconto è molto, è triste e cupo. E parla di un uomo che cerca di trovare le parole per dire a qualcuno, a chiunque, quanto i suoi amici significassero per lui in questo momento della sua vita. E il film riprende molto di questo, ma poi lo addolcisce e lo rende molto più nostalgico e universalmente accessibile”, ha raccontato Wheaton, riferendosi al racconto di Stephen King del 1982, “The Body”. L’attore ha voluto poi spiegare più nel dettaglio come è stato il suo periodo sul set del film.

“Così, quando sono arrivato sul set, ero pieno di voglia di essere all’altezza del materiale. Pensavo semplicemente che adattare un racconto fosse un lavoro serio, tipo ‘È così che si fanno le carriere’. E ho preso il lavoro molto seriamente. Mi sono divertito molto con i miei colleghi del cast, e mi sono sentito estremamente protetto, amato e avvalorato da Rob Reiner, ogni giorno”, ha continuato.

I quattro attori di Stand by Me in una scena del film
Il rapporto tra Rob Reiner e gli attori in Stand by Me (foto screen YouTube) – Cinema.it

L’attore ha spiegato che successivamente non è stato fortunato come con Reiner, anzi: ”Anche da adulto, ho lavorato su set in cui il regista, per qualsiasi motivo, ti dà la sensazione di non meritare di essere lì. Tipo: ‘Sei fortunato ad essere lì, stai zitto e fai quello che devi fare’. Rob non l’ha mai fatto. Anche se eravamo bambini, Rob ci ha indicato la giusta direzione. E aveva scelto quattro ragazzi che rappresentavano perfettamente i nostri personaggi in modi estremamente significativi, e ci ha lasciato semplicemente vivere, esistere e relazionarci in modo naturale e onesto.”

Wheaton ricorda anche che Reiner aveva il potere di “rimetterci gentilmente in carreggiata” quando i giovani attori “si allontanavano troppo dal filo conduttore della storia” e ha aggiunto: ”Il mio ricordo più vivido è che stavamo lavorando tutti insieme. Sapevamo tutti che stavamo facendo qualcosa di speciale. Stavamo lavorando sodo e ci stavamo divertendo molto. Da allora non ho mai più lavorato a qualcosa che mi facesse pensare ‘Caspita, è così speciale. È davvero una cosa significativa’”, ha raccontato.

Ha spiegato inoltre di come avesse la sensazione, non solo mentale ma anche fisica, che stessero facendo un lavoro importante. Corey Feldman ha ricordato che il suo entusiasmo derivava dal fatto che poteva immergersi completamente nel personaggio. “Questo è stato uno dei motivi per cui è stato così importante per me realizzare il film fin dall’inizio, perché sapevo che aveva una certa profondità e un certo significato. Era un distacco netto da tutto ciò che avevo fatto fino a quel momento.”

Ha spiegato che si è trattato di una sfida interessante, perché non si vuole entrare troppo nel personaggio quando si è un attore, vorresti interpretare sempre qualcosa di diverso da te stesso. Gli attori hanno spiegato che Rob Reiner aveva organizzato tutto facendoli andare prima dell’inizio delle riprese del film per creare tra di loro un bel legame, per fare in modo che i ragazzi si capissero a vicenda, non solo come attori ma anche a livello umano, in modo che potessero comprendere le loro sensibilità e aspettative.

I due giovani attori sul set di Stand by Me
I giovani attori di Stand by Me ricordano il set 40 anni dopo (foto screen YouTube) – Cinema.it

Si è trattato a tutti gli effetti di quattro ragazzi, tutti della stessa età che vivevano un’estate insieme, un momento meraviglioso della loro crescita. Lavoravano insieme per migliorare come attori e finito il lavoro rimanevano insieme e la loro giornata proseguiva entrando in sintonia e conoscendosi a fondo.

“Andavamo in bicicletta, andavamo alla sala giochi, al cinema, saltavamo in piscina, o magari lanciavamo i mobili da giardino in piscina. Anch’io mi sono cacciato nei guai, e così è successo a River, ma era quello che dovevamo fare. Eravamo bambini che si comportavano da bambini, e questo conferisce autenticità e naturalezza a quel film”. Un momento di svolta che ha cambiato la vita di quei quattro ragazzi, non solo a livello professionale ma soprattutto a livello personale, come individui. Feldman ha dichiarato inoltre che:

“Poter guardarci l’un l’altro come uomini e sapere che noi tre siamo sopravvissuti, è una specie di miracolo. Non si vedono molte persone che hanno superato un progetto per 40 anni e riescono ancora a guardarsi e a rispettarsi a vicenda. E penso che ci siano molto amore e molto rispetto tra loro, quindi è davvero bello poter interagire con loro e condividere questo momento. E non vediamo l’ora.”

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