The Bear sta tornando, con lui anche le sue ricette eccezionali, le manie di perfezionismo e la sua famiglia italiana un po’ disfunzionale
The Bear è una serie TV statunitense creata da Christopher Storer. Il protagonista è uno Chef di eccezionale talento, Carmen ‘Carmy’ Berzatto, interpretato da Jeremy Allen White.

Lo Chef Carmy, riconosciuto a livello internazionale come dotato di straordinario talento, è costretto a tornare a Chicago, sua città di origine, a causa di un grave lutto. Lo Chef ha ereditato dal fratello maggiore, che si è tolto la vita, un ristorante fatiscente con, al suo interno, anche il personale.
I membri dello staff sono indisciplinati, maleducati e abituati molto male dal precedente proprietario. Carmy non deve solo trovare un equilibrio con loro ma anche occuparsi dei debiti, della location in condizioni deprecabili e accettare il fatto di essere tornato in un luogo che non gli appartiene.
Torna “The Bear”, cosa aspettarsi dalla nuova stagione: il grande ritorno
La prima stagione di “The Bear” parte quindi con non poche difficoltà. Se avete visionato anche le altre stagioni, avrete visto che Carmy non demorde e realizza, non con poca fatica, una serie di obiettivi. Lui cresce a livello emotivo e lavorativo, il ristorante anche subisce un’evoluzione e i membri dello staff, come se fossero un unico animale, si muovono con lui.
Dopo tanto lavoro e tanto impegno, tuttavia, la terza stagione ci aveva lasciato costernati di fronte alla recensione negativa del Chicago Tribune. Il ristorante The Bear dopo tanta fatica era risorto dalle ceneri solo per vedersi nuovamente sul bordo del baratro.

Nella quarta stagione quindi è già scontato che Carmy dovrà affrontare il peso di questa recensione negativa che unita alla sua esigenza di perfezionismo non gli renderà la vita facile. Un ritorno alla tensione e al conflitto, forse più simile alla prima stagione che alla terza, che era stata particolarmente introspettiva, un po’ distante dai primi tempi dove si vedevano letteralmente i coltelli volare in cucina.
Sydney, fondamentale per il ristorante, dovrà decidere cosa fare del suo futuro, se rimanere accanto a Carmy o se spiccare il volo in un ristorante diverso. Richie invece dovrà capire come mantenere il ruolo raggiunto. Lo staff di The Bear non è più nella condizione delle prime puntate, dove cercavano di raggiungere un equilibrio con i vantaggi che questo comporta, ovvero il poter sperimentare.
Ora il risultato è raggiunto, il problema è mantenerlo, consapevoli che la clientela diventerà sempre più esigente e con delle aspettative. Lo staff del ristorante rimarrà quello volubile di sempre, stizzoso e poco predisposto alla riflessione.
I protagonisti delle precedenti stagioni saranno presenti tutti quanti, come sempre al centro della trama ci sarà Jeremy Allen White, che ormai è diventato una vera star, grazie anche al ruolo nel film su Bruce Springsteen di cui si fa un gran parlare. Al suo fianco quindi anche, Ayo Edebiri nei panni di Sydney, Ebon Moss-Bachrach come Richie, e Liza Colón-Zayas, Lionel Boyce, Abby Elliott e Matty Matheson.

La bella sorpresa sarà il ritorno di Jamie Lee Curtis, che nella prima stagione aveva fatto scintille con il ruolo della mamma di Carmy. Un’interpretazione di eccezionale pregio, frizzante e impetuosa. Questo fa pensare non solo ad un nuovo uragano in casa Berzatto, con probabili complicazioni familiari, ma anche ad un clima decisamente più caldo.
La quarta stagione di “The Bear” sarà trasmessa su Disney + dal 26 giugno 2025. Se siete dei novellini e non conoscete la serie, quello che è necessario sapere è che non si tratta della tipica trama da fornelli, pizzi e merletti. “The Bear” è aggressiva, sporca e feroce. Mostra il mondo della cucina con i suoi nervosismi, le ansie e le necessità.
Una sorta di lato oscuro del mondo della ristorazione, con i suoi equilibri sempre particolarmente precari. Il segreto di “The Bear” è indubbiamente il fatto che, unita alla cucina c’è anche la vita familiare di Carmy, dei suoi colleghi, che sono diventati, a loro volta, una famiglia per lui. A tutto questo va sicuramente aggiunto il fatto che è esteticamente ben studiata, con una sceneggiatura pungente, ironica e convincente dove dramma, risate e riflessione si equilibrano perfettamente, come un buon piatto: i sapori sono disposti alla perfezione e il palato viene premiato.