Il 30 giugno 1995 è uscito nelle sale cinematografiche il film di Ron Howard, Apollo 13. Ricorrono quindi i 30 anni della pellicola. Quali sono stati i lavori dietro le quinte, sul set del film
Apollo 13 è un film ispirato dal libro Lost Moon, di Jim Lovell e Jeffrei Kluger. Parla naturalmente della missione spaziale omonima, del fallimento della stessa e del grave incidente che mise a rischio la vita di tre astronauti.
’11 aprile 1970, l’Apollo 13 venne lanciato con l’intento di essere la terza missione della NASA sulla Luna. Due giorni dopo l’inizio del volo, un serbatoio di ossigeno nel Modulo di Servizio principale esplose, disattivando i sistemi elettrici e di supporto vitale. L’equipaggio dell’Apollo 13, comandato da Jim Lovell e Jack Swigert come piloti del modulo di comando e da Fred Haise come pilota del modulo lunare, fu costretto ad annullare l’allunaggio e a rifugiarsi nel piccolo modulo lunare dell’Apollo 13, progettato per ospitare solo due uomini per quattro giorni sulla superficie lunare.
Con difficoltà di sopravvivenza, carenza di rifornimenti e il tempo che stringeva, i tre astronauti collaborarono con il Controllo Missione a Houston per improvvisare e modificare le procedure, nella speranza di tornare a casa sani e salvi. Il mondo intero ne osservava ogni manovra e seguiva ogni aggiornamento.
Nel 1995, il regista Ron Howard crea un capolavoro cinematografico con il film “Apollo 13”. Basato sul libro di Jim Lovell, il film, vede protagonisti Tom Hanks (nel ruolo di Lovell), Kevin Bacon (nel ruolo di Swigert) e Bill Paxton (nel ruolo di Haise). Nel 2023 il film è stato aggiunto al National Film Registry della Biblioteca del Congresso.
Non c’è da stupirsi che gli eventi dell’Apollo 13 degli anni ’70 siano stati trasformati in un film. Malattie e cambi dell’equipaggio all’ultimo minuto, un serbatoio di ossigeno esploso, energia elettrica in esaurimento, scorte d’acqua limitate, uno scudo termico potenzialmente danneggiato, la vita di tre astronauti in pericolo e la corsa per riportarli sulla Terra sani e salvi: tutti ingredienti per un film grandioso.
Sebbene l’obiettivo originale della missione, quello di atterrare sulla Luna, sia stato per forza di cose abbandonato, il recupero (attenzione, spoiler!) dell’equipaggio è ancora oggi uno dei più grandi successi della NASA e una vera dimostrazione di quanto il lavoro di squadra e la capacità di pensare fuori dagli schemi possano fare. Il comandante della missione, Jim Lovell, scrisse un libro nel 1994 sulle sue esperienze, i cui diritti cinematografici furono, come prevedibile, rapidamente acquisiti.
Con Ron Howard alla regia e per interpretare gli astronauti e gli attori principali del Mission Control:Tom Hanks, Kevin Bacon, Bill Paxton, Ed Harris e Gary Sinise. Tra le curiosità c’è sicuramente quella che, prima ancora che iniziassero le riprese, gli attori dovettero seguire un corso intensivo sulla storia e l’ingegneria del vero Apollo 13.
Erano presenti per fornire assistenza diversi personaggi importanti della NASA tra cui Jim Lovell. Spiegarono a Tom Hanks, Bill Paxton e Kevin Bacon le funzioni di ciascuno dei circa 500 pulsanti e interruttori presenti all’interno della navicella. Per costruire modelli degli interni di queste astronavi da utilizzare come set, la troupe si rivolse a un’azienda chiamata SpaceWorks, una divisione del museo Cosmosphere del Kansas.
È stata la scelta perfetta e ovvia, grazie alla sua vasta esperienza nella costruzione di repliche ad alta fedeltà di astronavi NASA per musei e persino nel restauro di diversi reperti autentici da esporre. Una volta costruiti i set, dovettero pensare a come ricreare gli effetti dell’assenza di gravità sperimentati dagli astronauti nello spazio. La CGI degli anni ’90 aveva ancora molta strada da fare, l’unica opzione realistica era quella di utilizzare effetti reali.
La soluzione arrivò sotto forma di un Boeing KC-135, soprannominato “Vomit Comet”, un aereo utilizzato dalla NASA stessa per addestrare i suoi astronauti. Veniva fatto volare lungo ampi archi, chiamati anche parabole. Al culmine di ogni parabola, chi si trovava all’interno dell’aereo sperimentava la microgravità e iniziava a fluttuare. È come la sensazione che si prova facendo un giro sulle montagne russe. Dato che ogni parabola forniva solo 25 secondi di assenza di gravità, ne servivano decine, se non centinaia, per ottenere dati o filmati significativi. Non sorprende che non tutti abbiano avuto lo stomaco abbastanza forte per affrontare una situazione simile, da qui il soprannome “Vomit Comet”, cometa del vomito.
Dopo aver ottenuto il contratto di locazione di sei mesi per l’utilizzo del KC-135, i set SpaceWorks vennero installati all’interno, e il cast e la troupe si poterono mettere al lavoro. Fu un’impresa ardua, anche perché le riprese potevano essere effettuate solo in quelle sequenze da 25 secondi. Secondo Kevin Bacon, giravano circa 40 parabole ogni mattina e 40 ogni pomeriggio, con una pausa per il pranzo tra una ripresa e l’altra.
Inoltre, mentre i set erano fissati al pavimento dell’aereo e quindi mantenuti in posizione, tutto il resto non lo era affatto. Decine di riprese dovettero essere scartate perché attori e oggetti di scena fluttuavano fuori dalla visuale delle telecamere, o viceversa. Sia il cast che la troupe dovettero assumere delle compresse anti-nausea prima delle riprese, ma ciò non ha impedito a uno sfortunato cameraman di vomitare addosso a Kevin Bacon.
La Vomit Comet venne utilizzata principalmente per le inquadrature a figura intera, con la maggior parte dei primi piani girati sulla terraferma, e gli attori seduti su una sorta di altalena che li faceva oscillare lentamente su e giù, dando l’impressione di assenza di gravità. Queste inquadrature sono state poi unite in fase di montaggio con spezzoni a figura intera. Nonostante la difficoltà e l’unicità del processo di ripresa, il film in sé fu un grande successo.
Incassò infatti 355 milioni di dollari al botteghino globale, diventando il terzo film con il maggiore incasso dell’anno. Fu anche candidato a nove premi Oscar, due dei quali vinse, Miglior Montaggio e Miglior Sonoro.
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