Federico Fellini i suoi film con i dialoghi ‘senza senso’: la strategia del regista

Federico Fellini il regista italiano mostro sacro della settima arte. Aveva un rapporto molto particolare con i dialoghi dei suoi film, un particolare degno di un visionario

Federico Fellini aveva una gestione della creazione del film tutta particolare, una cosa che non stupisce, considerato che si sta parlando di uno degli artisti più creativi innovativi visionari e sopra le righe della storia del cinema.

Federico Fellini
Federico Fellini i suoi film con i dialoghi ‘senza senso’, la strategia del regista (foto Ansa) – Cinema.it

Fellini aveva infatti un sistema tutto suo per poter sconvolgere il film fino all’ultimo istante, perché la mente del regista era un fiume in piena e con questo metodo di mutazione improvvisa, poteva stravolgere un film già bello che terminato.

Federico Fellini e i dialoghi ‘senza senso’ nei suoi film per dare sfogo alla sua fantasia

Che cosa faceva dunque Federico Fellini con i dialoghi dei suoi film? Una scelta singolare quanto geniale. Gli attori non recitavano un copione ben preciso, anzi: questi a volte recitavano e citavano i menù dei loro ristoranti, a volte dicevano dei numeri a caso, altri ancora parlavano di dialoghi di commedie che però non riguardavano il film in questione.

Questo perché Fellini aveva un rapporto molto particolare con il doppiaggio di dipendenza completa si direbbe. Riusciva infatti a stravolgere un film aggiungendo, cambiando, improvvisando dialoghi, dando sfogo quindi fino all’ultimo della sua creatività.

Federico Fellini di profilo
Federico Fellini e i dialoghi ‘senza senso’ nei suoi film per dare sfogo alla sua fantasia (foto Ansa) – Cinema.it

Il regista voleva un’estrema libertà per dare sfogo alla sua fantasia a 360°. Secondo quanto riportato nel libro di Gerardo Di Cola, intitolato “Federico Fellini e il doppiaggio”, Fellini la notte abbozzava lo scritto e i doppiatori dovevano basarsi poi su quelle battute. Tuttavia a volte non funzionava tutto in modo adeguato, i volti degli attori non corrispondevano con quanto scritto.

A quel punto il regista riscriveva le battute in sala doppiaggio e come ci si può immaginare, il suo rapporto con i direttori del doppiaggio non era dei più idilliaci. Ebbe da ridire ad esempio con un importante rappresentante di questo settore, Mario Maledesi, che ha raccontato di quella volta in cui Fellini gli fece capire che non era una presenza gradita, lo invitò senza troppi giri di parole a lasciare lo studio di doppiaggio e andare a farsi una partita a tennis.

Marcello Mastroianni e Anita Ekberg nella famosa scena del film 'La dolce vita' dentro la fontana di Trevi
Federico Fellini e il rapporto maniacale con il doppiaggio (foto Ansa) – Cinema.it

Per questo motivo il noto regista, per soddisfare questo suo particolare ‘vezzo’, doveva per forza di cose avere sempre un gruppo di doppiatori fidati. Si rivolgeva sempre a Elio Pandolfi, Oreste Lionello, Renato Cortesi e Solvay D’Assunta. Per quanto particolare e fuori dal comune, non si può certo dire che non abbia perfettamente funzionato.

Gestione cookie