La classifica dei 10 migliori film comici o commedie divertenti, di tutti i tempi, l’elenco stilato dal prestigioso sito Variety parla chiaro: spazio ai grandi classici
Anche se Michail Bakunin disse: “Una risata vi seppellirà”, noi non ci arrendiamo e continuiamo a cercare pellicole che ci facciano passare un paio di ore in leggerezza. Ridere del resto è importante, è il modo migliore per spazzare via un periodo disastroso, una giornata faticosa, o anche solo per condividere con qualcuno dei momenti leggeri.

Ridere non necessariamente per qualcosa di sciocco, i migliori film comici aiutano anche a riflettere, sono dei veri maestri zen. Per passare una serata in famiglia, con gli amici o anche da soli a rilassarsi e a farsi le proverbiali quattro risate, vi facciamo l’elenco dei 10 migliori film comici secondo Variety, il prestigioso sito americano.
I 10 migliori film per farvi quattro risate: dalla commedia noir al comico grottesco
La prima celebrità globale che decretò l’importanza della risata al cinema fu Charlie Chaplin, il maestro della comicità del cinema muto. Fu lui a stabilire che andare al cinema sarebbe stato un atto collegato, in modo primordiale ed essenziale, al punto G dell’ilarità. E una volta che Hollywood fece ridere il pubblico, nessuno volle più smettere. Con il genio dei clown del muto arrivò anche la gioiosa follia dei fratelli Marx, le sfrenate battute della screwball comedy, la rivoluzione delle battute malate del “Dottor Stranamore”, il surrealismo burlone di Mel Brooks e Woody Allen; la follia notturna di John Waters; l’anarchia scatenata della generazione del “Saturday Night Live”, tutto un caos a malapena controllato.

Al decimo posto in questa esilarante classica abbiamo quella meraviglia che è il film ‘Ricomincio da capo’ con Bill Murray maestro indiscusso della risata, in questa vicenda che è un misto di comico ma anche di tragico. Si tratta sicuramente di uno dei film più ben costruiti, deliziosamente contorti e spassosi mai prodotti.
Murray veste i panni di Phil Connors, un meteorologo superficiale intrappolato in un loop temporale, porta il sarcasmo a un livello di divina disaffezione. E il regista Harold Ramis cattura perfettamente sia la noia che la liberazione che derivano dal fatto che Phil è condannato a ripetere lo stesso giorno, abbandonandosi a tutto: dagli inseguimenti ad alta velocità alle abbuffate. In sostanza, “Ricomincio da capo” è una favola: la storia di un idiota egoista il cui déjà vu lo rende un uomo migliore.
Al nono posto un altro cult senza tempo, proiettato e ri- proiettato perfino ai giorni nostri al cinema, in occasione dei vari anniversari, di cui basta il nome del regista per comprendere ogni cosa, un leader della commedia, del grottesco, del comico, un maestro indiscusso: Mel Brooks. La sua opera più amata è sicuramente ‘Frankenstein Junior’ il film del 1974 nato da un’idea di partenza di Gene Wilder che è anche autore della sceneggiatura insieme al regista. Una commedia campione di incassi. Si tratta di una rara parodia cinematografica che replica totalmente l’oggetto della sua satira – in questo caso il misticismo di ombre e nebbia dei film horror della Universal degli anni ’30.

Gli attori sono tutti clown geniali, che si tratti del “Dr. Franken-steen” al limite dell’isteria di Gene Wilder, della fräulein che rotola nel fieno di Teri Garr, o del mostro maniaco del canto e della danza di Peter Boyle. “Frankenstein Junior” è una folle lettera d’amore alla vecchia Hollywood, ed è per questo che resta così deliziosamente divertente.
Alla posizione numero otto troviamo una splendida commedia nera dei fratelli Coen, avrete già capito, non serve molto altro, si tratta del film ‘Fargo’. Una pellicola dove si vedono i cadaveri accumularsi con la trama che precipita in modo inverosimile, impossibile negare che i fratelli Coen ti stiano prendendo in giro. Il tutto in netto contrasto con la spietata violenza della situazione. È letteralmente una tragedia che ci fa morire dal ridere.
Al settimo posto un grande classico senza tempo, i Fratelli Marx. Non potevano mancare in questa top ten, e per loro è stato inserito il film ‘La guerra lampo dei Fratelli Marx’ del 1933. I Fratelli Marx provenivano dal vaudeville, ma ciò che portarono al mondo fu una follia verbale e fisica, aperta a tutto, che rappresentava, a suo modo, un allontanamento radicale dalla razionalità tanto quanto l’arte dei surrealisti o l’invenzione dell’aeroplano.
Il film non fu un successo commerciale come alcuni dei loro altri film, ma la sua reputazione crebbe con gli anni, si tratta di un esempio allegramente implacabile di dadaismo politico hollywoodiano in cui Groucho, in modalità truffatore che rompe la quarta parete, interpreta Rufus T. Firefly, che diventa il leader di Freedonia, e Chico e Harpo sono spie maldestre. Questo è un film in cui una gara di schiaffi porta alla guerra, in cui scene di canti, balli e lanci di frutta si trasformano in giubilanti assalti alla civiltà. È il capolavoro di follia dei fratelli Marx.
Al sesto posto ‘Monty Python e il Sacro Graal’ del 1975, un altro grande classico. Ai tempi della televisione, le menti dietro “Monty Python’s Flying Circus” avevano sempre lavorato su brevi scene comiche, che andavano da pochi minuti a versi senza senso. Cinquant’anni fa, determinati a provare qualcosa di completamente diverso, John Cleese, Eric Idle e compagnia (tra cui il co-regista e unico americano Terry Gilliam) testarono cosa sarebbe successo se avessero preso un singolo argomento – la leggenda di Re Artù – e lo avessero trascinato nel fango per 90 minuti.
Invece di sembrare sketch sconnessi, le battute assunsero una forma epica, con la troupe che sminuiva maliziosamente idee rispettabili con farsa, accenti ridicoli e a volte travestimenti. Più i cavalieri di Artù si avvicinano al Graal, più assurdi diventano i loro ostacoli: c’è il Cavaliere Nero, che insiste “è solo una ferita superficiale” dopo che Artù gli ha mozzato gli arti; gli insopportabili francesi, che lanciano insulti (e bestiame) nella loro direzione generale; e il coniglio assetato di sangue che li attende.
Al quinto posto c’è ‘Sognando Broadway’ un film di Christopher Guest del 1996. Sfruttando al meglio il formato mockumentary che aveva contribuito a creare in “This Is Spinal Tap”, Christopher Guest ha messo insieme un dream team di talenti dell’improvvisazione comica per prendere in giro una produzione teatrale di provincia – il tipo di spettacolo che sarebbe un inferno da guardare se non fosse così dannatamente esilarante.
Ambientato nella noiosa e vecchia Blaine, Missouri (“capitale degli sgabelli degli Stati Uniti”), il film mescola interviste con gli estroversi locali, con il comportamento da diva della caricatura più bizzarra di Guest, Corky St. Clair, il regista del musical amatoriale palesemente chiuso e delirante, convinto che il suo spettacolo possa arrivare fino a Broadway.

Al quarto posto il sovrano della comicità, già menzionato più sopra, com’è giusto che sia arriva in questa classifica Charlie Chaplin con il film ‘Il grande dittatore’ del 1940. Sebbene non ci siano dati concreti a sostegno di questa affermazione, sembra lecito affermare che nessun attore cinematografico abbia divertito così tanto e per così tanto tempo quanto Charlie Chaplin.
Dalla tenera storia d’amore del piccolo vagabondo con una fioraia cieca in “Luci della città” all’iconica scena in cui si fa strada tra gli ingranaggi di “Tempi moderni”, la carriera di Chaplin ha dimostrato l’universalità della risata, raggiungendo il graditissimo dominio mondiale. La perla suprema della sua opera è la risposta, per lo più muta, degli anni ’40 all’ascesa del fascismo in Europa, realizzata ben oltre l’era del sonoro, in cui sminuisce personaggi del calibro di Benito Mussolini e Adolf Hitler (sfruttando comicamente i loro baffi coordinati).
Che si arrampichi sulle tende o prenda a calci un globo gonfiabile, il suo meschino tiranno fa apparire ridicola la megalomania. Ma è il momento in cui diventa serio, parlando direttamente al pubblico (per la prima volta), che rende la satira irresistibile ed entra nel mito.
I tre film comici migliori di tutti i tempi
Nell’olimpo dei dieci migliori film comici di tutti i tempi, i primi tre sono, al terzo posto ‘Io e Annie’, del regista Woody Allen, una perla del 1977, una commedia divina, una delle sue opere cinematografiche più ambiziose. In ‘Io e Annie, Allen racconta di un nevrotico comico newyorkese, Alvy Singer, di cui veste i panni, e di come l’uomo sia realmente a disagio con l’amore.
Il film è diventato un omaggio all’adorabile e indecisa Diane Keaton, parte della sua commozione sta nel modo in cui lei riesce a sfuggire ad Alvy. Allo stesso tempo, “Io e Annie” è costantemente e squisitamente esilarante, il che lo rende l’ultimo dei primi film divertenti di Allen, nonché il ponte verso una nuova maturità.

Al secondo posto troviamo un altro genio della commedia, uno dei tanti splendidi film del regista Billy Wilder, ‘A qualcuno piace caldo’ del 1959. Nel cast Tony Curtis, Jack Lemmon e naturalmente Marilyn Monroe, il tutto è ambientato nell’era del proibizionismo. Due ragazzi si spacciano per donne per poter sfuggire alla mafia. Billy Wilder è stato ispirato, per questo film, dal suo mentore, Ernst Lubitsch.
Il trucco degli uomini travestiti è sempre molto apprezzato, porta a grandi risate dalla notte dei tempi – soprattutto quando i ragazzi sono così tristemente poco convincenti nei loro abiti come questi due – ma il lato seducente e malizioso del film deriva da quanto i suoi due impostori donnaioli bramino le loro compagne di band, mentre entrambi ci provano con l’ubriaca e fin troppo fiduciosa Sugar Kane (Marilyn Monroe).
Allo stesso tempo, il personaggio di Lemmon impara quanto possano essere fastidiosi gli uomini mentre si difende da un ricco divorziato (Joe E. Brown), che pronuncia la battuta finale del film: “Beh, nessuno è perfetto”. Vero, ma questo classico tutt’altro che innocente ci va molto vicino.

Al primo posto in classifica un film che di recente ha avuto anche il suo remake, la pellicola del 1988 ‘Una pallottola spuntata’ di David Zucker. La gloria di “Una pallottola spuntata” sta nel fatto che è una commedia sfacciatamente disinibita e anarchica, che prende in giro qualsiasi cosa: autocrati globali, dialoghi noir noiosi, sesso sicuro, una partita di baseball professionistica, cibo lasciato in frigorifero troppo a lungo.
Una satira strampalata dei thriller polizieschi televisivi dall’aria seria, con un baricentro distorto in Leslie Nielsen, che interpreta il veterano detective della polizia di Los Angeles Frank Drebin come se stesse impersonando Jack Webb, Ronald Reagan e Moe Howard allo stesso tempo.





