Il motivetto del film “Mission: Impossible” è diventato un cult immediatamente, la storia del suo compositore è singolare e poco nota
Film e musica, un connubio antico quanto l’avvento del sonoro nelle pellicole. Da quando è stato possibile movimentare la trama con delle musiche studiate, nulla è stato più lo stesso.

Non è possibile immaginare Indiana Jones senza la sua colonna sonora, o “Ritorno al futuro”, o James Bond, o “Profondo Rosso”, o “C’era una volta in America”. Anche senza menzionare delle musiche tanto note, è impossibile immaginare un momento di tensione, o un momento romantico, o un’attesa, senza una musica adeguata. Anche se questa è semplice o priva di troppi studi, senza il giusto accompagnamento la scena in questione perde più di metà della sua resa.
La colonna sonora è quindi di vitale importanza. In Italia abbiamo compositori di eccezionale pregio. Abbiamo avuto Nino Rota che ha accompagnato lungo il suo prestigioso tragitto il regista Federico Fellini. Piero Piccioni è stato invece la colonna sonora di molti film con Alberto Sordi. Armando Trovajoli che ha collaborato invece con Dino Risi, Ettore Scola e Vittorio De Sica. Ovviamente anche l’immenso Ennio Morricone, che ha portato la sua arte in tutto il mondo.
La musica fa… (citando i Litfiba) la differenza, aggiungiamo noi. E anche per Mission: Impossible, è stato sicuramente un mix esplosivo, in tutti i sensi.
La colonna sonora di Mission: Impossible, 1 minuto e mezzo per passare alla storia
Se non vi ricordate, assai colpevolmente aggiungerei, il tormentone di Mission Impossible, fermatevi un attimo nella lettura per recuperarlo, vi concedo questa distrazione perché altrimenti, questo articolo non avrebbe senso. L’ideale sarebbe leggerlo con la musica in sottofondo, sareste in accordo con me, che l’ho in sottofondo in questo momento, mentre scrivo.
Questo a confermare che l’atmosfera è importante in qualunque contesto artistico. Partiamo da principio: la musica che tutti conosciamo e che quando la sentiamo, immaginiamo nella nostra mente Tom Cruise correre ed effettuare una delle sue acrobazie, nasce in realtà per la serie ed è composta da Lalo Schifrin. Il motivetto risale al 1967.

La direttiva che diede Bruce Geller, scrittore e produttore televisivo, al compositore, nel 1966, fu: “Crea qualcosa di entusiasmante”. Schifrin all’epoca aveva 32 anni e non aveva mai scritto nulla per la televisione. Non era nemmeno mai stato sul set e non aveva idea di cosa trattasse il progetto televisivo.
Naturalmente venne in primis invitato sul set per guardare gli attori mentre giravano alcune scene dell’episodio pilota ma il tutto avvenne – come spesso succede – senza un ordine sensato e non essendo Schifrin del mestiere, andò ancora più in confusione. Visto il suo panico piuttosto evidente, gli venne incontro Geller, con delle indicazioni, ovvero: doveva essere entusiasmante, promettente, non troppo pesante e divertente. Ed essere la promessa che ci sarebbe stata un po’ di azione. Gli disse:
“Quando le persone vanno in cucina e prendono una Coca-Cola, voglio che ascoltino il tema e dicano: ‘Oh, questa è Mission: Impossible.’” Il compositore venne inoltre a sapere che l’episodio sarebbe iniziato con l’immagine di una miccia accesa da un fiammifero. Con queste istruzioni e con questa immagine, il compositore si mise all’opera.
Schifrin si sedette alla scrivania e compose il tema in un minuto e mezzo. Non la definì un’ispirazione, bensì una necessità: “Era la mia piccola missione impossibile” ha successivamente dichiarato. “L’intera cosa, inclusi il ritornello, i bongo e tutto quello che sentite, mi ha preso forse tre minuti. Stavo creando suoni di missioni impossibili. Non sapevo che avrebbe avuto così tanto successo”.
La necessità di Schifrin ebbe inizio in giovane età
Il motivo per cui probabilmente Schifrin disse, che comporre quella musica fu per lui una necessità, è legato al suo passato. Il compositore, nato in Argentina nel 1932, si innamora da subito della musica, è anche figlio di un primo violino dell’Orchestra Filarmonica di Buenos Aires ma è innamorato soprattutto del jazz e reperire della musica americana in quel periodo, in Argentina, è praticamente impossibile.

Il presidente ha infatti vietato l’importazione di dischi americani ma Schifrin, grazie all’amicizia con un marinaio americano, riesce ad avere alcuni dischi e per poterli trasportare si trova a ricorrere a sistemi rocamboleschi:
“Anche d’estate dovevo indossare un cappotto, mettere i dischi sotto la pancia e coprirli con la cintura.”
Da qui si comprende la sua ‘necessità’, il bisogno di ascoltare e fare musica, qualcosa che andava oltre il semplice mestiere, una vocazione, anzi: una missione, per fortuna compiuta. Nel corso della sua carriera, Schifrin ha composto la colonna sonora per centinaia di produzioni, è stato candidato a sei premi Oscar e ha vinto 21 Grammy Awards (di cui quattro vinti).
Nel 2018, Schifrin ha ricevuto l’Oscar onorario per il suo contributo all’arte della colonna sonora cinematografica. Accettando il premio, ha affermato:
“Comporre musica per i film mi ha regalato una vita di gioia e creatività. Ricevere questo Oscar onorario è il coronamento di un sogno”.