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‘La mia Africa’, Robert Redford era sbagliato e Meryl Streep peggio

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Marta Zelioli

‘La mia Africa’ è un film capolavoro del 1985 del regista Sydney Pollack con Robert Redford e Meryl Streep protagonisti. La sua lavorazione non è stata per nulla semplice, nemmeno per i due grandi attori.

Al giorno d’oggi è impensabile trovare dei difetti al film di Pollack, universalmente riconosciuto come un capolavoro cinematografico, con due attori eccezionali e reggere le sorti della pellicola.

‘La mia Africa’, Robert Redford era sbagliato e Meryl Streep peggio (foto Ansa) – Cinema.it

Tuttavia il film è stato un progetto molto travagliato e i due attori, ora giudicati impeccabili e perfetti nella loro parte, hanno avuto il loro bel da fare per aggiudicarsi il ruolo. In realtà Meryl Streep ha dovuto sudare parecchio, Robert Redford ha avuto ben altri problemi. Sono diversi i retroscena riguardanti ‘La mia Africa’, alcuni piuttosto sconvolgenti. Uno in particolare vi lascerà di stucco.

La mia Africa, i retroscena sconvolgenti sul capolavoro con Robert Redford e Meryl Streep

Ci sono film e poi ci sono eventi cinematografici. Il capolavoro di Sydney Pollack del 1985, ‘La mia Africa’, appartiene saldamente a quest’ultima categoria. Il film ti trasporta totalmente nei vasti e sconfinati paesaggi del Kenya di inizio del Novecento, questo grazie ad una fotografia meravigliosa e alla colonna sonora travolgente. Le interpretazioni di Robert Redford, l’avventuriero Denys Finch Hatton e Meryl Streep, la scrittrice danese Karen Blixen, sono potenti e tolgono letteralmente il fiato.

‘La mia Africa’ è stato un successo sensazionale alla sua uscita, un ritorno alle grandiose epopee romantiche dell’età d’oro di Hollywood. Dominò gli Academy Awards, vincendo ben sette premi Oscar, tra cui Miglior Film e Miglior Regia per Pollack. È un film che ha conquistato il pubblico per decenni, una storia d’amore, perdita e l’indomabile bellezza di un continente. Ma creare questo capolavoro senza tempo è stato un viaggio impegnativo e drammatico come quello di Karen Blixen. Il percorso verso il grande schermo è stato costellato di ostacoli, scommesse creative e momenti di pura magia improvvisata.

La mia Africa, i retroscena sconvolgenti sul capolavoro con Robert Redford e Meryl Streep (foto screen YouTube) – Cinema.it

Prima di tutto è giusto dire che creare il film fu un vero e proprio travaglio, della durata di ben 30 anni, bloccato, come si suol dire a Hollywood nell’inferno dello sviluppo. I diritti del libro furono opzionati per la prima volta decenni prima e, per anni, il progetto passò nelle mani di vari studi cinematografici e registi leggendari. Si interessò al progetto perfino Orson Welles, che voleva interpretare l’avventuriero Dany Finch Hatton. Poi Nicolas Roeg il regista noto per film come ‘A un passo dal cielo’, come protagonista il film avrebbe dovuto avere Julie Christie. Il progetto prendeva il volo e poi naufragava miseramente. Il problema principale era insito proprio nel libro che non aveva una narrazione lineare.

Fu solo quando il produttore e regista Sydney Pollack salì a bordo all’inizio degli anni ’80, armato di una nuova sceneggiatura e di una visione potente, che il progetto trovò finalmente il campione di cui aveva bisogno per sfuggire all’inferno dello sviluppo e diventare l’epopea che conosciamo oggi.

Robert Redford e Meryl Streep messi a dura prova da ‘La mia Africa’

Passiamo quindi ai momenti sofferti dei due attori protagonisti della pellicola. Meryl Streep oggi è nota come una delle più grandi attrici di sempre, all’epoca però non era così gettonata e il ruolo di Karen Blixen dovette sudarselo, e non poco. In quel periodo era nota per personaggi seri e il regista avrebbe voluto un’attrice che trasudasse romanticismo e sensualità. Pollack avrebbe voluto per il ruolo Jean Seymour.

La mia Africa, i retroscena sconvolgenti sul capolavoro con Robert Redford e Meryl Streep (foto screen YouTube) – Cinema.it

Per poter avere la parte la Streep fece una mossa audace e si presentò per parlare con il regista con una camicetta scollatissima e un reggiseno push-up. Durante l’incontro con Pollack quindi fece sfoggio non solo della sua competenza e della padronanza del personaggio ma anche di una certa dose di fascino. Il regista fu completamente conquistato dalla sua sicurezza e dalla sua convinzione. Il resto è storia.

Robert Redford invece fu la prima scelta del regista, il problema per lui fu un altro:non somigliava per nulla al protagonista. Lo storico Denys Finch Hatton era un aristocratico britannico, istruito a Eton e Cambridge. Era alto, magro e completamente calvo. Ingaggiare la star del cinema americano per eccellenza con una folta chioma dorata fu quindi un enorme balzo in avanti in termini di libertà creativa.

Robert Redford non somigliava al vero personaggio de La mia Africa (foto screen YouTube) – Cinema.it

All’epoca i critici non videro di buon occhio questa decisione, molti considerarono la scelta una furbata commerciale. Ma Pollack difese con forza la sua decisione. Sostenne che non stava cercando di creare un documentario. Non gli interessava una perfetta riproduzione fisica di Finch Hatton; gli interessava catturarne lo spirito.

La scena iconica: pura invenzione

Questa chicca vi toglierà il fiato dallo stupore, inevitabile del resto pensare al film e farsi venire in mente la scena più iconica e romantica, quella del lavaggio di capelli, quando Denys lava i capelli a Karen. Una scena tenera che mostra un legame molto forte e complice. Ebbene questa scena non è mai stata inserita nella sceneggiatura. È stato un momento di pura ispirazione improvvisa del regista Sydney Pollack.

Durante una pausa dalle riprese, Pollack stava esplorando le location e vide un bellissimo luogo appartato in riva a un fiume. Fu colpito dall’idea di creare lì una scena che potesse mostrare la crescente intimità della coppia senza ricorrere al dialogo. Ripensò a una storia che aveva sentito su una donna in safari a cui una domestica aveva lavato i capelli. Adattò l’idea per i suoi protagonisti.

Si recò sul set, prese da parte Redford e Streep e descrisse la sua visione. Gli attori la adorarono immediatamente. Girarono la scena con semplicità ed eleganza, e divenne il cuore romantico del film. È un perfetto esempio di come alcuni dei momenti più potenti del cinema non vengano pianificati per mesi, ma nascano dalla spontanea scintilla creativa di un regista. Un po’ come la vita insomma.

Marta Zelioli

Giornalista pubblicista classe '82 appassionata di cronaca nera e cinema. Ho avuto modo di crescere professionalmente come assistente dello scrittore, sceneggiatore e criminologo Donato Carrisi che ha alimentato ulteriormente la mia inclinazione sia per la nera che per il cinema. Lavoro per Web365 dal 2020.

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