Marlon Brando è un attore leggendario, passato alla storia per diverse interpretazioni, una su tutte ‘Il Padrino’ il film del 1972 (che divenne una trilogia) di Francis Ford Coppola
Nel film, oltre a Marlon Brando, anche Al Pacino, James Caan, Robert Duvall, John Cazale, Richard S. Castellano, Talia Shire e Diane Keaton. La sceneggiatura venne scritta da Francis Ford Coppola insieme a Mario Puzo ed è ispirata al romanzo omonimo di Puzo stesso, del 1969.
Il film vinse tre premi Oscar su 10 nomination: miglior film. Miglior attore protagonista, miglior sceneggiatura non originale. Fu l’anno della clamorosa protesta di Brando, che non andò a ritirare l’Oscar come segno di protesta per le ingiustizie nei confronti dei nativi americani. Il premio lo andò a ritirare un’attrice di origine Apache, Sacheen Littlefeather.
Durante le riprese de “Il Padrino” nel 1971, Robert Duvalli interpretava il calmo e calcolatore consigliere Tom Hagen, mentre Marlon Brando ridefiniva la potenza cinematografica con la sua interpretazione di Don Vito Corleone.
Eppure, sul set, riuscirono a sviluppare una sorprendente alchimia che diede il via ad alcune delle scene più cariche di emozioni del film. Il loro legame si è consolidò non solo attraverso l’interpretazione, ma anche grazie ad una curiosità reciproca e al rispetto. Una mattina a Manhattan, durante una prova pre-riprese, Brando arrivò senza preavviso alla suite dell’hotel dove alloggiava Duvall. Bussò, tenendo in mano una piccola borsa della spesa con dei panini e una bottiglia di vino rosso.
Duvall in seguito raccontò la storia al “New York Times”: “Entrò come se fosse casa sua e disse: ‘Ho pensato che dovremmo parlare come persone vere prima di comportarci come persone false'”. Rimasero seduti al tavolino per ore, ripassando le dinamiche familiari, il tono di voce il rapporto di fiducia tra i due personaggi. Quel pomeriggio diede forma alle loro future scene insieme.
In una conversazione con il giornalista Lawrence Grobel per “Playboy”, Brando disse una volta: “Bobby ha questa onestà. Non cerca di mettersi in mostra. Ascolta. È questo che lo rende pericoloso in una scena. Non puoi bluffarlo”.
Durante le riprese della scena dell’ospedale di Don Corleone, dove Tom Hagen e Michael Corleone lavorano freneticamente per proteggere il padre, prima che Coppola desse il via libera, sussurrò a Duvall: “Non guardare me. Pensa a tuo padre”. Duvall disse che quel segnale fece scattare un interruttore nel suo cervello e la scena assunse un tono più pesante senza alcun dialogo aggiuntivo.
Quello stesso giorno, un giovane assistente operatore vide Brando regolare silenziosamente la posizione di una sedia di cinque centimetri prima di un’inquadratura. Quando gli fu chiesto il perché, rispose: “Bobby entra da quel lato. L’angolazione era sbagliata”. Duvall in seguito disse di non essersi nemmeno accorto della modifica, ma di aver percepito che l’inquadratura era diversa. Più naturale. Più concreta.
Quel tipo di collaborazione invisibile divenne un filo conduttore silenzioso durante tutta la produzione. Durante l’ultima settimana di riprese principali, Brando entrò nella roulotte del trucco dove Duvall era seduto. Si sedette, accese una sigaretta e disse: “Abbiamo fatto qualcosa qui, vero?”. Duvall annuì e per qualche istante non dissero nulla. Nessuna congratulazione. Nessun sentimento provato. Solo quella pausa, piena di reciproca comprensione di ciò che avevano costruito insieme, sullo schermo e fuori.
Il loro cameratismo non ha mai richiesto attenzione, ma ha plasmato profondamente il tono de “Il Padrino”. Dietro ogni inquadratura in cui Don Corleone e Tom Hagen si scambiano uno sguardo o una parola sussurrata, esiste una vera connessione. Uno strano mix di malizia e maestria che ha conferito gravità alla finzione. Il loro legame non aveva bisogno di essere annunciato. Semplicemente esisteva e in quelle scene continua a vivere.
Robert Duvall alcuni anni fa al Late Night con Seth Meyers ha parlato di Marlon Brando. Ha spiegato che non gli piaceva memorizzare le sue battute e che leggeva la sceneggiatura durante le riprese. Duvall ha detto: “Quando Brando doveva girare la scena con Pacino in giardino, si appoggiava allo schienale e le sue battute erano sull’albero”. Meyers ha poi mostrato una foto delle battute di Brando attaccate al corpo di Duvall per una scena.
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