Le prime recensioni in merito al nuovo capitolo di Mission: Impossible – The Final Reckoning, che ha avuto la sua prima in un contesto molto prestigioso: il Festival di Cannes
L’ultimo capitolo di Mission Impossible era molto atteso. Come sempre accade, del resto le acrobazie di Tom Cruise che vanta performance senza stunt-man a tutelare la sua persona, sono ormai passate alla storia.

Il 14 maggio alla al Festival di Cannes è stato trasmesso l’ottavo capitolo della saga Mission: Impossible – The Final Reckoning. Le opinioni dei critici non sono state propriamente entusiastiche. Alcuni lo hanno proprio massacrato senza pietà, solo una voce fuori dal coro ha avuto anche qualche elogio.
Mission: Impossible – The Final Reckoning: le recensioni dei critici non promuovono la pellicola
Tom Cruise si trova a Cannes e con lui il suo ultimo film riguardante la saga di Mission Impossible. L’attore, come ben sappiamo, ama particolarmente la saga anche perché ha modo di diversi molto nelle sue scene d’azione.. In un precedente articolo, qui riportato, abbiamo approfondito, proprio grazie ad un’intervista all’attore, ogni dettaglio sui precedenti film della saga, parlando dei momenti più pericolosi affrontati da Cruise.
I critici, a seguito della visione del film di Christopher McQuarrie, hanno espresso il loro parere, in vista dell’uscita del film nelle sale cinematografiche, il 22 maggio. Molti ne hanno sottolineato la durata di quasi tre ore, dipingendolo come una storia tetra rispetto ai precedenti:

“Due lunghe sequenze di stunt in Mission: Impossible — The Final Reckoning sono audaci e originali quanto qualsiasi altra cosa vista nei quasi trent’anni di storia di questo duraturo franchise di spionaggio”, ha scritto David Rooney dell‘Hollywood Reporter a proposito di una scena in cui Cruise cade all’interno di un sottomarino che si riempie d’acqua e di un’altra in cui striscia sulle ali di biplani in volo.
“L’impegno di Cruise nell’eseguire le proprie acrobazie e nel regalare al pubblico il brivido analogico della temerarietà cinematografica, invece della finzione digitale, si è evoluto in imprese sempre più sorprendenti”, ha aggiunto. Tuttavia, “dobbiamo aspettare circa metà delle quasi tre ore di film per godere di gran parte dell’azione esaltante e delle location favolose che sono la linfa vitale della serie”.
Spesso “tetro e pesante”, ha continuato Rooney, il film presenta una storia “esasperantemente contorta e, beh, sciocca”, sostenuta dall’interpretazione di Cruise nei panni della super spia Ethan Hunt. “È un addio deludente, con una manciata di momenti salienti grazie all’infaticabile attore protagonista”.

Fionnuala Halligan di Screen Daily concorda con il collega, dichiarando che il film “offre sempre più emozioni e colpi di scena, anche se i legami tra le azioni sono labili”. Ha sottolineato inoltre che i combattimenti e le acrobazie del film “sono prodezze superbe”, ma dato l’eccessivo uso di flashback autoreferenziali ai precedenti momenti di Mission, il film “si perde per il primo terzo nella sua stessa tradizione”.
Questo è stato un problema anche per David Ehrlich di IndieWire, che lo ha definito “un anticlimax noioso e sconnesso” con una “storia stranamente priva di gioia”. Prosegue descrivendo la malvagia intelligenza artificiale del film, introdotta in Dead Reckoning Part One del 2023, come una “crisi” che si sviluppa “attraverso un pesante dramma da sala riunioni”.
Le sequenze di stunt di Cruise sono “ancora sconcertanti”, ha concluso, “anche se questo film ne avrebbe disperatamente bisogno di più… Il film più lungo di Mission: Impossible di sempre è, di gran lunga, quello che offre meno azione in cambio”. Nicholas Barber della BBC non ha usato mezzi termini, definendo il film di McQuarrie “il film più triste dell’estate”, con una devozione “solenne” e “sciocca” all’oscurità. The Final Reckoning è ambientato quasi interamente in tunnel e caverne, e nelle profondità dell’oceano, è il film più noioso e cupo della serie, sia in senso letterale che figurato”.
Ha aggiunto: “Dedica una quantità smisurata delle sue quasi tre ore di durata a scene di persone sedute in stanze buie, che si spiegano la storia a vicenda con sussurri rochi. Ancora e ancora, dobbiamo sopportare questi ponderosi e solenni mormorii”.
L’unica critica a non aver del tutto disdegnato la pellicola è Manohla Dargis del New York Times che “l’ha apprezzato moltissimo, nonostante i cliché, la violenza esagerata e il militarismo smisurato”. Ha aggiunto che l’uso dei flashback “rafforza la continuità del franchise e conferisce loro anche un tono decisamente autocelebrativo”. Elogiando molte delle interpretazioni, ha sottolineato che il nuovo film è “piacevolmente squilibrato” e “completamente ridicolo”.