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Quando un film di soli 12 minuti può cambiare la tua intera prospettiva sulla vita: immagini che non ti lasceranno mai

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Fabio Scapellato

Basta poco per mostrare la realtà delle cose e con una camera a volte si può catturare l’essenza del mondo in pochi minuti: guardare questo corto di 12 minuti può far riflettere tutti e far cambiare prospettiva a chi troppo spesso si trova ingabbiato in una routine che si sostanzia in una prigione mentale.

Se oggi ci lamentiamo della qualità dei contenuti che ci vengono offerti in televisione e sulle piattaforme on demand non è solo perché siamo saturi. Da un lato è assolutamente vero che mai come in questi giorni abbiamo una sovrabbondanza di stimoli e possibilità di distrazione, ma il problema non è solo questo, la verità è che ormai anche l’industria cinematografica è completamente asservita al risultato.

Quando un film di soli 12 minuti può cambiare la tua intera prospettiva sulla vita: immagini che non ti lasceranno mai – cinema.it

La tanto sbandierata libertà di scelta e di promozione dei contenuti si è tramutata ben presto in una lotta alle visualizzazioni e al profitto. Se oggi non c’è più l’imposizione del contenuto da vedere che era palese nel sistema mediatico pre-internet, esiste comunque una barriera che impedisce a determinati tipi di prodotto di emergere.

Utilizzare il termine “prodotto” anche per i film non è una scelta lessicale infelice o impropria, bensì una precisa definizione di ciò che è all’interno dell’industria cinematografica, ma anche all’interno della società stessa. Ormai si finanzia un progetto in base alla possibilità che diventi “virale”, poiché si considerano i prodotti di nicchia come un fallimento, un qualcosa che sebbene abbia un valore contenutistico superiore non è utile allo scopo primario: vendere.

Siamo diventati vittime inconsapevoli del sistema capitalistico, non più esseri umani pensati che riflettono su ciò che vedono e hanno delle preferenze, ma dei target di mercato da soddisfare offrendo contenuti mirati, che introducono tematiche e messaggi solo al fine di fare sentire lo spettatore nella propria zona di confort.

Il corto di 12 minuti che ti farà cambiare prospettiva sul mondo

Ci sono state occasioni in passato, in cui la mediazione tra pubblico e industria sui contenuti ha prodotto risultati rimarchevoli. Una di queste è quella in cui nell’ormai lontano 1964 la PBS ha richiesto la produzione di tre corti cinematografici da mandare sui propri canali, si trattava di brevi film tesi a fotografare qual era la condizione sociale in India.

Il corto di 12 minuti che ti farà cambiare prospettiva sul mondo – cinema.it

Tra i tre, quello che rimane più impresso s’intitola Two, si tratta di un corto di appena 12 minuti in bianco e nero e senza dialoghi. Protagonisti sono due bambini, uno ricco e l’altro povero. All’inizio vediamo il bambino ricco che gioca nella sua stanza con uno dei tanti giocattoli che i genitori gli hanno comprato, ad un tratto viene incuriosito da un suono che proviene dalla strada e vede l’altro bambino che si diverte a simulare il suono di una tromba con una bottiglia.

Indispettito, il bimbo ricco va a prendere la sua tromba e la suona per ostentarla e demoralizzare il coetaneo. Triste, ma non vinto, il bimbo povero torna a casa prende una bacinella che può utilizzare come batteria e si mette a suonarla davanti alla finestra dell’altro bambino, il quale risponde cominciando a suonare la vera batteria che ha in casa.

Il terzo tentativo di stringere amicizia del bimbo povero è quando si mette a giocare con un aquilone, l’altro bimbo non può simulare la libertà e la spensieratezza dall’interno della sua stanza e quindi decide di abbattere l’aquilone con il suo fucile ad aria compressa. Quando ci riesce rientra nella stanza con un’aria di sadica soddisfazione.

Il corto si conclude mostrando il bimbo ricco che gioca con tutti i suoi giocattoli, escluso dal mondo esteriore dal rumore che emette ciascuno di essi, mentre il bimbo povero torna in lacrime al suo rifugio, con l’aquilone rotto e la consapevolezza che la differenza sociale è un ostacolo troppo grande per essere valicato in una società che si basa sull’apparenza e sul possesso.

Non risulta difficile comprendere che il corto vuole essere una critica aspra al capitalismo e alla discriminazione di classe, ma dato che è uscito nel periodo della guerra in Vietnam in molti hanno pensato che il bambino ricco rappresentasse gli USA intenti a distruggere la serenità e la pace del Paese asiatico.

Fabio Scapellato

Sono laureato in Lingue, percorso Scienze per la comunicazione internazionale. Appassionato di giornalismo sin dal Liceo, scrivo da anni per blog, siti e testate giornalistiche e sono da diverso tempo giornalista pubblicista. Ho una passione smodata per il calcio e per gli sport in generale con preferenza per il Basket, la MotoGp, il Tennis e la Pallavolo. Amante del cinema d’autore, consumo nel tempo libero vagonate di serie tv, film, videogame e libri. Ritengo che la forma di narrazione più completa che ci sia oggi sia quella videoludica, anche se, come ogni medium giovane, deve ancora superare il preconcetto della massa.

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