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Registi

Misery, la differenza tra libro e film che sconvolse i fan: ci spiega il perché il regista Rob Reiner

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Marta Zelioli

Misery il romanzo del grande scrittore americano Stephen King. Tra romanzo e film vi sono alcune differenza, una in particolare fece sorgere diversi interrogativi nei fan.

Misery non deve morire (Misery) è un film del 1990 diretto da Rob Reiner e tratto da uno dei romanzi piu’ amati del prolifico e apprezzatissimo autore americano, Stephen King.

Misery non deve morire, la differenza tra libro e film che sconvolse i fan (foto screen YouTube) – Cinema.it

Il volto della psicopatica Annie Wilkes è dell’attrice Kathy Bates, vincitrice sia di un Oscar che di un Golden Globe per la sua performance. Mentre lo scrittore, Paul Sheldon, è interpretato da  James Caan. Per questo film i due attori passarono alla storia.

La trama (per quei pochi che ancora non lo sapessero) parla uno scrittore che viene soccorso, a seguito di un incidente automobilistico da una sua fan (la sua fan numero uno, come ama definirsi lei), questa ha giusto qualche piccolo problema mentale.

L’uomo finisce immobilizzato a letto e vessato dalla donna in un’escalation di disgrazie. Una sopra a tutte, nel libro lo scrittore viene mutilato: Annie Wilkes gli taglia i piedi. Nel film questo non avviene e i fan dello scrittore si domandano da quel lontano 1990, il perché di questa scelta.

Misery non deve morire: perché Rob Reiner scelse di non far tagliare i piedi a James Caan

I fan di Stephen King si dannano da tutta la vita per le scelte che vengono intraprese dai registi, per adeguare i romanzi al grande schermo. Ondate di indignazione travolgono le pellicole che regolarmente vengono al mondo, grazie alla mente geniale dell’amato romanziere del Maine. La diatriba più nota è quella tra Stephen King e Stanley Kubrick, per il film Shining.

Anche Rob Reiner si imbarcò in questo tipo di impresa, decidendo di apportare alcune modifiche a Misery, una su tutte fondamentale. Come dicevamo, nel libro Annie Wilkes taglia i piedi allo scrittore di romanzi rosa Paul Sheldon, nel tentativo di intrappolarlo definitivamente in casa sua. La donna, come ex infermiera, gestisce l’operazione con meticolosità e cauterizza le ferite con una fiamma ossidrica.

Misery non deve morire: perché Rob Reiner scelse di non far tagliare i piedi a James Caan (foto screen YouTube) – Cinema.it

Tuttavia, Reiner pensava che Sheldon dovesse essere semplicemente gravemente ferito, non mutilato in modo permanente. Lo sceneggiatore William Goldman non era d’accordo, e i due discussero a lungo sulla questione, con Reiner che alla fine vinse. Annie “blocca” Paul, usando una mazza per fracassargli le ossa delle caviglie.

Reiner aveva già parlato del cambiamento in passato e ha chiarito le ragioni della decisione al TCM Classic Film Festival 2025 durante il fine settimana. “Non l’ho fatto perché volessi renderlo meno raccapricciante”, ha detto al conduttore del TCM Dave Karger. “Lui attraversa tutta questa esperienza di essere stato essenzialmente torturato e imprigionato dalla sua fan numero uno. Ha scritto quest’altro libro, che lei fa bruciare.”

“Pensavo che lui avesse sempre voluto andare oltre Misery e volevo che se ne andasse intatto”, ha spiegato Reiner. “È ancora zoppicante e tutto il resto, ma ora è una persona completa, quindi non volevo che non avesse i piedi alla fine.”

Anche Kathy Bates ha voluto dire la sua in merito a modifiche e rimozioni nella sceneggiatura. È rimasta delusa dal cambiamento (e dalla rimozione di una scena in cui Annie investe un agente della polizia stradale con un tosaerba).

“Tutti dicevano che non si dovrebbe perdere qualcosa dopo aver imparato qualcosa. Io non la pensavo affatto così. Era come essere l’infermiera: bisturi, cauterizzazione, tutto il resto”, e ha concluso dicendo che il tutto “aveva una bellissima progressione poetica”. Del resto, chi si azzarderebbe mai a contraddire Kathy Bates.

Marta Zelioli

Giornalista pubblicista classe '82 appassionata di cronaca nera e cinema. Ho avuto modo di crescere professionalmente come assistente dello scrittore, sceneggiatore e criminologo Donato Carrisi che ha alimentato ulteriormente la mia inclinazione sia per la nera che per il cinema. Lavoro per Web365 dal 2020.

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