Questo autore che in molti non conoscono è il regista del secolo: se vedi le sue opere capirai

Noto solo ad una nicchia di pubblico, questo autore è definito il regista del secolo per la critica: le sue opere parlano per lui.

Nel vastissimo panorama cinematografico, si distinguono i nomi di alcuni autori capaci di lasciare una impronta significativa e trasformativa. Alcuni registi, in particolare, hanno saputo regalare opere di enorme valore morale e culturale, costringendo lo spettatore ad una partecipazione attiva durante la visione.

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Questo autore che in molti non conoscono è il regista del secolo: se vedi le sue opere capirai – Cinema.it

Definiti con il termine cineasti, per questi grandi autori il cinema rappresenta un linguaggio al pari di musica e arte, con cui fornire basi intellettuali ed elargire la propria visione sul mondo. Le loro opera rappresentando ancora oggi un motivo di riflessione importante, anche per le generazioni future.

Tra gli autori più importanti di sempre, spicca senza dubbio un regista poco conosciuto, ma definito ancora oggi uno dei più grandi cineasti dalla critica. La sua filmografia è costellata di pellicole dallo straordinario impatto visivo e morale, ideali per chi vuole guardare un’opera d’arte sul grande schermo.

Il regista del secolo? Le sue opere hanno cambiato tutto

Il nome di Krzysztof Kieślowski è oggi universalmente riconosciuto come uno dei cineasti più importanti della storia del cinema. Regista, sceneggiatore e documentarista polacco, Kieślowski si pone come una mente visionaria, in grado di esplorare la condizione umana attraverso il mezzo cinematografico e restituirla allo spettatore con tutte le sue sfaccettature più nascoste. La carriera del regista inizia nelle vesti di documentarista e autore di opere rivoluzionarie e anticonformiste quali Siedlung (1972) e Workers ’71 (1972).

Kieślowski
Il regista del secolo? Le sue opere hanno cambiato tutto (Via sito web ufficiale Imdb.com) – Cinema.it

Il passaggio al cinema di finzione, rappresenta per Kieślowski il momento ideale per mettere in pratica la sua visione critica contro il sistema comunista, dando origine alla cosiddetta “cinematografia dell’inquietudine morale”. Il regista polacco prosegue la sua carriera con titoli quali Camera Buff (1979) e Blind Chance (1987). Tuttavia, è con la produzione di Dekalog (1988), che il suo genio visionario conosce il pubblico oltre i confini nazionali.

Si tratta di serie di dieci mediometraggi ambientati in un complesso residenziale di Varsavia, con delle tematiche ispirate ai Dieci Comandamenti. Kieślowski pone i suoi personaggi di fronte a dilemmi esistenziali apparentemente senza via d’uscita, così come durante la fase finale della sua carriera con la produzione de La Trilogia dei Tre Colori (1993-1994). Progetto ispirato agli ideali della Rivoluzione Francese, i tre film utilizzano i colori blu, bianco e rosso per indagare la realtà e le connessioni umane, esplorando in concetti come la liberazione dal dolore, i dilemmi umani e la vendetta.

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