Durante le riprese di ET il regista prese una serie di decisioni mirate a mettere a suo agio i giovani attori ma soprattutto a creare veridicità e realismo alla trama
E.T. l’extra – terrestre è uno splendido film del 1982 del regista Steven Spielberg. Il film scritto da Melissa Mathison parla di Elliott, un ragazzino che fa amicizia con un extraterrestre dagli occhioni enormi e dall’aspetto buffo grottesco e tenero al tempo stesso, disegnato dall’artista Carlo Rambaldi.

Il buffo extraterrestre deve tornare a casa dalla sua famiglia e Elliott fa di tutto per aiutarlo a raggiungere questo scopo. Per dare vita a questo meraviglioso film, Spielberg dovette muoversi in un modo diverso dal solito, il cast era fatto da bambini e lui è riuscito a muoversi in modo eccellente dando vita ad un vero e proprio capolavoro.
Steven Spielberg le riprese di E.T. il trucco per rendere la pellicola un piccolo capolavoro
Steven Spielberg non è geniale solo per le sue idee e per le sue strategie come regista, ha da sempre quel tocco tutto particolare dovuto soprattutto al suo background di famiglia, a quando dovette affrontare il divorzio dei genitori, un periodo della sua vita che lo sconvolse e lo formò non solo come uomo ma anche come regista.
I suoi primi film parlavano spesso di famiglie, di separazioni, di bambini che volevano ricongiungersi con il padre, lo consideravano ad Hollywood un po’ un eterno bambino proprio per questa ragione. Sarà stato anche per questo che per girare ‘E.T.’ il regista, ha pensato di mettere in atto una certa sensibilità nei confronti dei giovani attori, la cosa ha portato un certo giovamento: i momenti più emotivi sono indubbiamente riusciti particolarmente bene proprio per questo stratagemma.

In primis il regista ha girato il film in modo cronologico, e non ‘sparso’, ha seguito quindi la storia nel suo ordine e questo ha portato i giovani attori Henry Thomas (Elliott), Drew Barrymore (Gertie) e Robert MacNaughton (Michael) a vivere la progressione emotiva della vicenda in modo naturale man mano che si svolgeva così da affezionarsi al progetto.
Difatti quando la produzione arrivò alla scena dell’addio, le lacrime dei bambini erano in gran parte autentiche. Avevano trascorso settimane a legare con il pupazzo di E.T. e capivano che la fine della scena significava anche la fine della produzione e del loro tempo insieme.

Per mantenere ulteriormente l’illusione, Spielberg tenne anche il pupazzo di E.T. nascosto ai bambini fino a quando i loro personaggi non lo “incontrarono” per la prima volta davanti alla telecamera, e diede istruzioni ai burattinai di mantenere il personaggio “vivo” (in movimento) durante le pause.





