Steven Spielberg senza Hitchcock non sarebbe stato lo stesso

Steven Spielberg e Alfred Hitchcock, senza il secondo non sarebbe stato possibile il primo, o meglio: non sarebbe stato possibile un grande successo del primo

Alfred Hitchcock, il maestro del brivido, il regista che ha ispirato decine e decine di cineasti, innovatore, dalla fantasia oscura, piena di idee inquietanti che hanno fatto la storia del cinema. Creatore di pellicole che hanno fatto la storia del cinema come ‘Psycho’, ‘Vertigo’, ‘La finestra sul cortile’, ‘Delitto perfetto’. Il sovrano incontrastato della suspense.

Steven Spielberg, sullo sfondo Alfred Hitchcock
Steven Spielberg senza Hitchcock non sarebbe stato lo stesso (foto Ansa) – Cinema.it

Steven Spielberg, enfant prodige del cinema, inizia a lavorare nell’ambiente a 20 anni. Dirà poi che il suo grande desiderio fin da subito fu quello di fare riprese veritiere, fuori dai set cinematografici, il più reali possibili. Non voleva che lo spettatore avesse la percezione che tutto fosse finto, da qui l’inizio dei suoi guai e anche del suo clamoroso successo.

Steven Spielberg e Alfred Hitchcock, l’enorme successo ispirato dal maestro

Quando Steven Spielberg inizia a lavorare al progetto del film ‘Lo squalo’, le prospettive non sono delle più rosee. Il film deve essere creato in tempistiche molto brevi, per cavalcare l’onda del libro appena uscito, un enorme successo letterario. Il problema è che non sono ancora pronti a livello tecnico, tanto per dirne una: gli squali meccanici non sono ancora stati terminati.

Steven Spielberg, per la lavorazione de ‘Lo squalo’ deve affrontare uno sciopero del sindacato degli attori, la selezione del cast quindi è piuttosto spinosa. Inizia a lavorare al film ed esige che questo sia reale, il più reale possibile, quindi porta gli squali meccanici dalla piscina, all’acqua salata dell’isola di Martha’s Vineyard.

Una scelta che comporterà moltissimi disagi ma anche, probabilmente, la ragione del suo successo, e la connessione con Alfred Hitchcock di cui vi stavamo parlando.

Una scena de Lo squalo con la morte della prima vittima
Steven Spielberg e Alfred Hitchcock, l’enorme successo ispirato dal maestro (foto Ansa) – Cinema.it

Succede che l’acqua salata metta fuori uso lo squalo meccanico, quello dei tre che doveva bazzicare di più l’oceano. Il film è già molto in ritardo sui tempi, chiuderà infatti con ben 100 giorni di ritardo sulla tabella di marcia, e Spielberg si troverà a gestire anche questo problema, il suo protagonista principale non può essere utilizzato.

Il giovane regista, all’epoca 27enne, è già molto sotto stress, viene continuamente contattato per chiedergli di portare avanti il lavoro più celermente, insinuandogli il dubbio che questo potrebbe essere motivo di licenziamento. Durante il documentario in streaming su Disney + lo stesso Spielberg dice: “Il film che doveva decretare la fine della mia carriera, fu il mio inizio”.

La problematica dello squalo meccanico, trova soluzione con un astuto stratagemma. Interviene la passione cinematografica a fare la differenza, probabilmente i lunghi pomeriggi passati a guardare i film del maestro del brivido, e di molti altri registi che hanno ispirato Steven Spielberg. Lo stesso regista ha dichiarato di aver trovato una soluzione molto Hitchcockiana, lo dice chiaramente, sempre nel documentario.

In assenza di Bruce, lo squalo meccanico che deve il suo nome all’avvocato di Spielberg, l’unica soluzione è creare un’atmosfera di tensione, di ansia, facendo credere che lo squalo ci sia, che stia attaccando i bagnanti, pur non essendo in realtà fisicamente presente. Grazie anche al soundtrack che è passato alla storia, l’inquietante musichetta che segnala la presenza dello squalo nelle vicinanze, il tutto viene reso in modo magistrale.

Le riprese, fatte con un’angolatura di un certo tipo, dal basso a mostrare i bagnanti in acqua e il movimento dei loro piedi. Spielberg suggeriva così che stesse arrivando lo squalo ad attaccare nuovamente e a divorare qualcuno, ma in realtà lo squalo non c’era, era guasto.

Fu proprio lo stratagemma vincente e utilizzato per disperazione, a decretare il successo del film. L’atmosfera generata, la tensione, l’ansia dell’arrivo del ‘mostro’, che poi in realtà non si vedeva, è riuscito ad essere la vera chiave del clamore di quel periodo, con file e file di persone in coda per entrare nei cinema. Code che facevano il giro del palazzo, letteralmente.

Non ci sarebbe stata la stessa atmosfera se Hitchcock non l’avesse coltivata per anni nelle nostri menti e nelle menti eccelse di cineasti come Steven Spielberg.

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