Ci siamo, il Natale si avvicina e in tv tornano i classici senza tempo, quei film che ormai da decenni sono diventati simbolo della festività e che a differenza di tutte le altre repliche durante l’anno amiamo guardare, ma per quale ragione? La spiegazione è semplice e no, non c’entra il bisogno di far riaffiorare il fanciullino interiore.
La programmazione televisiva italiana ci ha abituato ad apprezzare le repliche di film, serie tv, cartoni animati e persino programmi televisivi. Questo piacere indotto diventa esponenziale durante le festività natalizie, periodo in cui le programmazioni cessano e al loro posto cominciano o le repliche classiche o le collection dei momenti salienti dell’anno.
Si tratta dello sfruttamento di un bisogno inconscio che ciascuno di noi attiva proprio in questo periodo dell’anno. Ci troviamo sempre più vicini alla fine di un periodo di tempo e l’inizio di un altro e sebbene si tratti di una schematizzazione voluta dall’uomo – il tempo continua a scorrere senza curarsi, di giorni, mesi e anni – serve a ciascuno di noi per fare un punto, osservarci dentro e guardare ciò che abbiamo fatto, per trovare soddisfazione, ma anche per capire cosa non è andato e cosa invece va modificato e in che modo.
Il piacere però di vedere sempre lo stesso film di Natale – non importa quale sia, ciascuno di noi ha il proprio preferito – è legato ad un processo completamente diverso ma per certi versi complementare. Queste pellicole, infatti, non diventano più un mero passatempo, bensì diventano un’ancora, un gesto reiterato che ci permette di trovare quel “centro di gravità permanente” di cui Battiato ci cantava.
Le festività natalizie nascono come un momento di riflessione e celebrazione religiosa, si contempla la nascita di Gesù Cristo e si prega affinché tutto nella vita nostra e dei nostri cari vada per il meglio, si rinnova dunque una benedizione. Tutto questo un tempo si traduceva non solo nelle cene casalinghe, ma anche nell’andare a messa e nel compiere dei gesti rituali ben precisi.
La società odierna secolarizzata ha mantenuto solo in parte questo significato originale, per molti il Natale risiede solo in un’occasione di vicinanza con parenti e amici che non sempre si ha la possibilità di vedere. Tale concetto, non solo riguardante il periodo natalizio ma la società tutta, viene sintetizzato perfettamente nel concetto di “società liquida” di Baumann: il sociologo spiega come in quest’epoca sono state distrutte le strutture sociali che avevano dato sicurezza e solidità ai nostri nonni, questo ha fatto perdere certezze e ci fa sentire più soli.
Questa disgregazione delle strutture sociali si associa alla perdita dei riti. Un tempo ogni società eseguiva dei rituali (da noi ad esempio la messa o le preghiere prima di mangiare) e dei gesti ripetuti la cui funzione non era esclusivamente religiosa, servivano a scandire il passare del tempo e a dare un ordine a ciò che si faceva.
Privi di riferimenti e di segnali, siamo costretti a ricercare questo senso di sicurezza e ordine in altri gesti ripetuti, qualcosa che ci ricordi che siamo qui e ora, che non siamo solo oggetti animati in balia del tempo. Ecco i film di Natale sono uno di quei riti laici che ciascuno di noi cerca di stabilire dimostrare concretamente che un altro anno è passato e che nonostante tutto ci siamo ancora.
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