Mary Poppins è un film iconico, uno dei pochi musical ad aver fatto realmente breccia a livello mondiale, il capolavoro che ha sancito la definitiva consacrazione di Walt Disney come produttore cinematografico, potrebbe sembrare che non abbia più segreti eppure questi retroscena finora non li conosceva quasi nessuno.
Nel 2018 è uscito nei cinema di tutto il mondo ‘Il ritorno di Mary Poppins’, sequel diretto di una pellicola che nel 1964 ha incantato tutto il mondo, diventando istantaneamente un cult ma soprattutto riuscendo nell’impresa quasi impossibile di offrire nuovi canoni ad un genere centrale e storico ad Hollywood come i musical.
La fama della prima pellicola non è stata sufficiente a garantire a questo sequel lo stesso successo, in parte perché era passato davvero troppo tempo ed in parte perché non poteva offrire lo stesso effetto sorpresa e di stupore che riuscì ad offrire il primo in un’epoca in cui gli effetti speciali erano ancora una novità.
Ancora oggi chi ama la storia della tata magica in grado di riportare il sorriso all’interno della famiglia Banks, rivede il film originale per emozionarsi con le sue canzoni, per guardare con meraviglia in che modo vennero realizzate delle scene surreali e fantastiche all’interno di una pellicola live-action degli anni ’60 che non hanno eguali ancora oggi in tutti quei film che non hanno potuto beneficiare dell’arrivo della computer grafica.
Il primo dettaglio che molti non conoscono è la genesi di questa storia. Il film non è stato frutto del genio di Walt Disney e dei suoi collaboratori, ma si tratta della trasposizione dei romanzi della scrittrice PL Travers. Il fondatore della nota compagnia venne a conoscenza di questi romanzi negli anni ’30, quando la figlia – amante dei libri di Travers – gli disse che avrebbe potuto trarne un grande film.
Walt rimase incantato dalla storia e contattò subito la scrittrice, la quale però rifiutò per 20 anni di accettare un accordo economico per la cessione dei diritti cinematografici (100 milioni di dollari subito + il 5% dei ricavi). Nonostante la montagna di denaro ricevuta e la collaborazione offerta per la realizzazione, la Travers non amò mai il film, non accettando mai la proposta di realizzare un sequel, ma solo quella di uno spettacolo a Broadway molti anni dopo. Il secondo film è stato infatti realizzato dopo la sua morte, grazie alla concessione dei diritti da parte degli eredi.
Mary Poppins è stato il film di maggior successo dell’epoca, il primo a guadagnare 100 milioni di dollari al botteghino. Un successo senza precedenti che gli permise addirittura di oscurare l’altro film iconico uscito nel ’64: My Fair Lady. Alla cerimonia degli Oscar di quell’anno la statuetta più nobile è andata a Tom Jones, ma il film ottenne comunque 5 riconoscimenti, tra cui quello per la migliore interpretazione femminile dato a Julie Andrews.
Un riconoscimento che l’attrice avrebbe potuto perdere qualora le cose fossero andate diversamente. Prima di Mary Poppins lei aveva recitato solo in teatro e quando erano aperti i casting per il film lei si propose per il ruolo di protagonista in My Fair Lady, per il quale però le venne preferita Audrey Hepburn. Quando Walt Disney la contattò per il ruolo, inoltre, lei inizialmente rifiutò perché era rimasta incinta, ma lui era convinto che fosse l’attrice perfetta e ritardò le riprese proprio per permetterle di tornare sul set.
Riguardo la canzone più famosa del film “Supercalifragilistichespiralidoso” – traduzione del termine “Supercalifragilisticexpialidocious”, gli autori della canzone hanno spiegato che si trattava di un no sense utilizzato per dire qualcosa quando non si ha nulla da dire. A tal proposito però sono emerse versioni contrastanti, c’è chi ritiene possa essere stato preso da un giornale universitario del 1931 dove apparse per la prima volta il neologismo “supercaliflawjalisticexpialadoshus”.
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