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Dept. Q, la serie poliziesca gotica, brutta sporca e cattiva

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Marta Zelioli

Dept. Q è la serie poliziesca in streaming su Netflix adatta a chi ama la Scozia, l’atmosfera gotica, i dialoghi senza censura e naturalmente i gialli di livello eccellente

La serie Dept. Q è basata sui libri dello scrittore danese Jussi Adler-Olsen. Viene trasmessa su Netflix dal 29 maggio ed è composta da 9 episodi. È stata creata da Scott Frank, anche ideatore de “La regina degli scacchi”.

Dept. Q, la serie poliziesca gotica, brutta sporca e cattiva (foto screen YouTube Netflix) – Cinema.it

Se siete appassionati di polizieschi in questa serie troverete i riferimenti a diversi cult come Agatha Christie e Sherlock Holmes. È ambientata in Scozia e l’odore della pioggia e dell’umido delle stradine di Edimburgo si sente come se si fosse tra i vicoli di quella splendida città.

Il lato forte di questa serie? La trama che si snoda e prende percorsi inaspettati, i dialoghi perfetti, dal ritmo incalzante, divertenti, intelligenti che ti fanno innamorare immediatamente dei protagonisti. La location: nulla è meglio di un giallo ambientato in Scozia.

Dept. Q, questa sì che è una serie poliziesca: quando lo humor british fa la differenza

L’attore Matthew Goode (“Match Point”)siamo abituati a vederlo in ruoli molto più soft, nobili e patinati, lo ritroviamo in Dept. Q nei panni del detective Carl Morck con un aspetto trasandato ed un carattere terribile, che iniziamo ad amare dopo mezzo secondo netto dall’inizio della serie.

Lui insieme al suo collega rimangono coinvolti in una sparatoria e il detective Morck si sente responsabile per quanto accaduto: il collega rimane paralizzato e un altro poliziotto perde la vita. Morck rientra al lavoro dopo un periodo di ritiro a causa della ferita durante la sparatoria e l’accoglienza che gli riservano non è delle migliori e porta subito a capire quanto Carl Morck sia detestato da tutti, nessuno escluso.

Dept. Q, questa sì che è una serie poliziesca: quando lo humor british fa la differenza (foto screen YouTube Netflix) – Cinema.it

A ulteriore conferma di quanto venga detestato, gli viene affidata una sezione dedicata ai casi irrisolti e letteralmente catapultato in un lato del distretto fatiscente e puzzolente con docce fuori uso e gabinetti come se fossero elementi decorativi. Nei bassifondi più neri prende vita la sua squadra sgangherata: lui, Akram Salim (Alexej Manvelov) un rifugiato siriano ex agente di polizia che mendica letteralmente il ruolo, e Rose Dickson (Leah Byrne) che sta affrontando un crollo nervoso dopo aver compiuto un errore madornale. Non proprio il top di gamma insomma.

Hanno anche ‘l’aiuto da casa’, l’ex collega paraplegico che viene stimolato a tornare proprio grazie al primo caso che prende in carico il nuovo dipartimento: la sparizione da 4 anni di un procuratore, Merritt Lingard (Chloe Pirrie) a cui nessuno sembra far più caso.

La ricerca del procuratore si intreccia con l’indagine legata alla sparatoria in cui è rimasto coinvolto Morck. Nell’indagare, come nelle migliori tradizioni giallistiche, emergono diversi altri dettagli riguardo la vita di diversi personaggi della serie, come il Lord avvocato Stephen Burns (Mark Bonnar). Al tempo stesso vengono toccati i fili più intimi della vita di Morck: la sua ex moglie, il figliastro, il coinquilino piuttosto invadente, la psichiatra che lo ha in cura, ma da cui non si fa curare, e così via.

Il ritmo della serie è lento, ma non quel tipo di lento, quello che si intende quando si vuole giudicare negativamente un’opera. È inteso come un procedere graduale, sensato e studiato della trama, che svela i fatti un po’ alla volta, senza fretta, aprendo una finestrella dietro l’altra con strategia studiata, meticolosa atta a farti immergere fino alla vita nella narrazione.

Le interpretazioni sono tutte di prim’ordine, la sceneggiatura è asciutta e incisiva perfetta ed efficace nel canalizzare il sarcasmo di Morck. Gli sceneggiatori Chandni Lakhani e Stephen Greenhorn permettono al pubblico di emozionarsi con la sua arguzia tagliente e sempre più acuta, facendoci anche simpatizzare con i colleghi che probabilmente vorrebbero strangolarlo ma al tempo stesso proteggere.

Marta Zelioli

Giornalista pubblicista classe '82 appassionata di cronaca nera e cinema. Ho avuto modo di crescere professionalmente come assistente dello scrittore, sceneggiatore e criminologo Donato Carrisi che ha alimentato ulteriormente la mia inclinazione sia per la nera che per il cinema. Lavoro per Web365 dal 2020.

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