Lilli e il vagabondo è un’idea che è nata quasi 20 anni prima della sua realizzazione e che per lungo tempo ha rischiato di non essere mai realizzata: approfondiamo i retroscena sconosciuti ai più che hanno trasformato un progetto poco convincente in un classico senza tempo che ha contribuito a costruire la fama di Disney.
La realizzazione del film animato Lilli e il vagabondo (questa sera in onda in prima serata su RaiDue) può rappresentare un incoraggiamento per chiunque avesse un’idea da proporre per la realizzazione di un film, una serie o un libro e si vede sbattere le porte in faccia dagli editori e dai produttori. Sì perché per lungo tempo la sceneggiatura del film è stata bocciata da Walt Disney in persona, convinto che si trattasse di una storia troppo “sciocca” per fare presa sul pubblico.
Come insegna il successo del film, un rifiuto non è necessariamente un ostacolo insormontabile, un’idea può tramutarsi nel tempo, evolversi in qualcosa di parzialmente diverso, trovare una forma definitiva con il passare degli anni e diventare improvvisamente vincente. Di vicende come questa è ricca la storia del cinema, spesso coraggio e perseveranza sono chiavi in grado di tramutare i sogni in realtà.
La storia originale del classico Disney è stata partorita dall’animatore Joe Grant nel 1937, ispirato da una storia di vita vissuta ossia l’arrivo in casa della cocker spaniel inglese di nome Lady (che nel film si chiamerà Lilli) che nutriva una forte gelosia per il bambino nato poco dopo.
Walt Disney però bocciò la storia ritenendola eccessivamente sentimentale. Solo anni dopo, quando lesse un articolo su Cosmopolitan di Ward Green intitolato “Happy Dan, the cynical dog“, il produttore ebbe l’idea per la creazione di Biagio (Tramp nella versione originale) un meticcio randagio da affiancare a Lilli. Proprio l’unione di questi due personaggi diede modo di realizzare la trama che tutti conosciamo.
Sebbene la storia fosse pronta, Disney era convinto che fosse necessario farla conoscere prima dell’uscita del film così da attirare maggior pubblico, quindi decise di fare realizzare un libro sulla sceneggiatura che venne pubblicato nel 1953, due anni prima del rilascio della pellicola nelle sale.
Prima che questo avvenisse però ci furono poi problemi riguardo alcune scene, compresa quella più iconica di tutte, il bacio casuale tra Lilli e Biagio mentre mangiano gli spaghetti nel vicolo. Walt Disney riteneva che la scena fosse stupida e poco romantica, ma l’illustratore Frank Thomas non ci voleva rinunciare e per convincerlo realizzò l’animazione che tutti abbiamo imparato ad amare e che – al contrario di ciò che pensava il produttore – è estremamente romantica.
Lo stesso patron della casa di produzione inserì alcune scene di vita vissuta, come ad esempio quella iniziale in cui il “Caro Gianni” regala Lilli alla moglie “Tesoro”, portandola in casa all’interno di una cappelliera. Anni prima infatti fu lui a regalare una cucciola di Chow Chow alla moglie Lilian nella stessa identica maniera, per farsi perdonare di aver dimenticato un appuntamento a cena poco prima di Natale.
Dalla realtà provengono anche tutte le animazioni dei cani che si vedono nel film. Al fine di replicare in modo credibile il comportamento degli amici a 4 zampe, durante la realizzazione del film la troupe ha portato in studio i cani di famiglia. Uno stratagemma che non era nuovo per i dipendenti Disney, visto che era già stato applicato in occasione della realizzazione di Bambi.
Forse non vi siete mai soffermati a riflettere sulla cosa, ma nel film non conosciamo i veri nomi dei padroni di Lilli. I cani infatti fanno riferimento a loro con gli epiteti utilizzati dalla coppia per chiamarsi in modo affettuoso, lui viene chiamato dalla moglie “Caro Gianni” mentre lei semplicemente “Tesoro”.
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