Emma Heming ha voluto condividere con i suoi follower e con quelli del marito Bruce Willis una riflessione su come la vita a volte sia data per scontata e possa tramutarsi in qualcosa di completamente diverso da un momento all’altro, portando a rimpiangere quei piccoli gesti di quotidianità così sottovalutati.
Forse proprio nei periodi di festa, quelli in cui tutto tende a ripetersi con una certa regolarità quasi come fosse un meccanismo perfetto, il cambiamento è ciò che si avverte maggiormente e ciò che porta a guardare con nostalgia ciò che è stato e che a lungo abbiamo osservato e vissuto con una certa indifferenza e anche un pizzico di noia.
Quotidianamente viviamo una sorta di déjà-vu, un costante ripetersi di abitudini che affrontiamo con una sorta di insofferenza che tendiamo anche a odiare nei momenti di maggiore frustrazione e stanchezza. Lo facciamo senza renderci conto che quell’insieme di gesti e abitudini ripetute sono in realtà un bene, un segnale che le cose stanno andando esattamente come dovrebbero andare.
Spesso anche durante il periodo delle festività natalizie tendiamo a provare fastidio nelle ricorrenze, nel dover per forza addobbare casa, nel doversi prestare alle solite cene e i soliti pranzi, alle giocate a carte, alla ricezione di regali che puntualmente manifestano come i donatori s’impegnino solo a seguire l’etichetta.
Solo quando tutto questo viene a mancare ci si rende conto quanto erano belle quelle riunioni festose, quanto fosse divertente assistere alle solite discussioni, ai soliti battibecchi tra convitati, alle battute che perdevano anno dopo anno significato e forza ma che rappresentavano parte di quel rituale di felicità e comunione.
Lo sa bene Emma Heming, la quale ha scoperto suo malgrado cosa significa dover perdere per forza di cose quelle abitudini da quando la demenza frontotemporale ha presentato il conto a Bruce, tramutandola da semplice moglie e madre a caregiver a tempo pieno. Una malattia quella dell’attore che ha trasformato la vita di tutta la famiglia e che ha reso il Natale qualcosa di completamente differente da quello che rappresenta per gli altri.
Emma ha accettato con amore il suo ruolo di tutrice del marito, lo cura con tutta se stessa e cerca di gestire la sua nuova normalità con la maggiore positività possibile. Non sempre però è possibile passare oltre e fingere di non vedere, risulta ancora più difficile durante le feste di Natale, occasione in cui tutto ciò che ci circonda si trasforma, dalle strade ai negozi, dalla programmazione televisiva alla home page dei social network.
Ogni biglietto d’auguri, ogni addobbo e ogni foto spinge a pensare ad un passato in cui anche la sua di famiglia viveva questo periodo dell’anno allo stesso modo, un periodo ormai lontano (nonostante siano passati appena 3 anni dall’ultima volta) in cui l’unica preoccupazione era scegliere i regali, gli addobbi e organizzare le riunioni con parenti e amici:
“Chi siamo stati, chi siamo e cosa immaginavamo che saremmo stati. Quando ti prendi cura di qualcuno con demenza, quel riflesso può sembrare particolarmente toccante. Tradizioni che una volta sembravano un po’ senza sforzo richiedono una pianificazione, molta pianificazione. I momenti che una volta portavano gioia semplice possono arrivare aggrovigliati in una rete di dolore. Lo so perché è quello che sto vivendo”.
Quella di Emma tuttavia non vuole essere una riflessione amara o uno sfogo per esprimere il proprio dolore, ma un modo per fare capire che si può essere felici anche quando la vita si fa più dura: “Eppure, nonostante ciò, ci può essere ancora un significato. Ci può essere ancora calore. Ci può ancora essere gioia. Ho imparato che le vacanze non scompaiono quando la demenza entra nella tua vita. Cambiano”.
Affinché si riesca ad accettare questa nuova routine non ci si deve chiudere al dolore, poiché questo sarà sempre presente soprattutto quando il passato riemerge con tanto vigore: “Mi trovo, in modo innocuo, a maledire il nome di Bruce mentre […] mi faccio carico compiti che erano suoi. Non perché sia arrabbiata con lui, mai quello, ma perché mi manca il modo in cui una volta si occupava delle vacanze. Sì, mi ha insegnato bene, ma mi è ancora permesso sentirmi infastidita dal fatto che questo sia un altro promemoria di come le cose sono cambiate”.
Emma spiega di essere cresciuta volendo che il Natale fosse sempre uguale, che le tradizioni si rimanessero perfettamente uguali anno dopo anno, ma che adesso si rende conto come il significato di questa festa sia altrove: “Sto imparando che la flessibilità non è arrendersi, è scegliere la compassione e la realtà rispetto alla perfezione. È capire che il significato non vive nelle dimensioni del raduno o nella lucentezza del giorno. Vive in presenza”. Una lezione che tutti dovremmo imparare.
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