Marilyn Monroe il mito e il mistero riguardante la sua morte, nella sua ultima casa, arredata dall’attrice stessa, un messaggio emblematico e premonitore
L’ultima residenza della splendida attrice di Hollywood, Marilyn Monroe si trova nel quartiere di Brentwood a Los Angeles sulla 5th di Helena Drive al 12305. La star l’aveva eletto come suo rifugio e come valvola di sfogo: l’aveva arredata e resa unica e personalizzata nel dettaglio.
Un emblema toccante dell’età d’oro di Hollywood ed è anche il luogo del tragico capitolo finale di una delle stelle più brillanti del cinema. È una tenuta in stile neocoloniale spagnolo, la prima e unica proprietà della Monroe, un luogo in cui cercò rifugio dalla fama nei mesi precedenti la sua prematura scomparsa, a 36 anni il 5 agosto 1962.
La dimora venne acquistata dalla diva nel febbraio 1962 per circa 77.500 dollari, metà in contanti e metà finanziata tramite un mutuo. La casa venne costruita nel 1929 e segnò un nuovo inizio per l’attrice, dopo il divorzio dal drammaturgo Arthur Miller.
Marilyn Monroe era determinata a fare di questo luogo il suo spazio personale dove poter stare in pace e al sicuro dal mondo esterno. La arredò con autentici mobili e tessuti messicani, curò il giardino con cura piantando delle erbe aromatiche e personalizzò ogni angolo, descrivendola come una “fortezza dove posso sentirmi al sicuro dal mondo”.
La proprietà era il simbolo del suo desiderio di privacy e normalità in mezzo all’incessante caos che le portava il suo ruolo pubblico. La tenuta di oltre mezzo acro con una casa di 244 mq, con tetto a tegole rosse e una pianta a L. La Monroe fece fare dei lavori di adeguamento e da due camere da letto ne ricavò quattro e tre bagni. Ha anche una piscina, un agrumeto con alberi, secondo quanto si dice, piantati dalla stessa attrice.
Sono inoltre presenti delle piastrelle decorative, una in particolare, quella con il messaggio emblematico, posta all’ingresso della casa che dice: “Cursum Perficio”, che significa: “Ho completato il mio viaggio”, cita quanto riportato nella lettera di S.Paolo a Timoteo mentre l’apostolo era in carcere a Roma: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede”.
Una piastrella che sembra voler alludere alla morte dell’attrice, liquidata all’epoca come suicidio ma che nel corso degli anni ha visto lo svelarsi di diversi dettagli, è stata anche soggetta a molte indagini e approfondimenti.
A partire dal medico legale che eseguì l’autopsia che non molto tempo fa ha deciso di rivelare alcuni dettagli su quel giorno, passando per il nuovo libro di James Patterson, il noto scrittore afferma senza troppi giri di parole che la diva non si è suicidata ma che aveva amicizie troppo scomode.
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