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Ralph Fiennes, terrore sul set: Spielberg ne uscì devastato

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Marta Zelioli

Ralph Fiennes e Steven Spielberg, sul set il secondo subì un forte trauma, involontariamente trasmesso dall’attore. Questo servì a creare un personaggio terribile ma leggendario

Se si menzionano il grande regista Steven Spielberg e uno straordinario attore come Ralph Fiennes, la soluzione è semplice, stiamo parlando del film ‘Schindler’s List – La lista di Schindler’.

Ralph Fiennes, terrore sul set: Spielberg ne uscì devastato (foto Ansa) – Cinema.it

‘Schindler’s List’, il film ispirato all’omonimo romanzo di Thomas Keneally, narra la storia vera di Oskar Schindler un industriale tedesco che con il via libera del governo, poté impiegare nella sua fabbrica degli operai ebrei. Piano piano l’industriale diventò un filantropo e poi un vero eroe. La storia la conosciamo più o meno tutti, quello che forse non tutti sanno è che per Steven Spielberg, fu un vero e proprio trauma lavorare al film.

Steven Spielberg, i traumi sul set di Schindler’s List e il personaggio di Ralph Fiennes

Spielberg, durante le riprese del film, parlando con un giornalista disse: «Mai prima d’ora ho versato tante lacrime girando un film. E ho pianto non solo perché si trattava dell’Olocausto, ma anche perché ero consapevole del fatto che tutto si era svolto nel luogo preciso in cui stavamo girando. Perché, quando si fa un film ad Auschwitz, si percepisce la presenza dello spirito dei morti».

Steven Spielberg proviene da una famiglia di origine ebreo ortodossa, la nonna insegnava inglese ai superstiti dell’Olocausto, si può quindi dire che il cineasta sia cresciuto fianco a fianco con queste vicende, assorbendo informazioni ma anche molto dolore, considerato che era un bimbo di soli tre anni quando iniziò a sentir parlare degli aneddoti sull’Olocausto.

Steven Spielberg, i traumi sul set di Schindler’s List e il personaggio di Ralph Fiennes (foto Ansa) – Cinema.it

«Ero così giovane. Avevo solo tre anni. Da quanto sono riuscito a sapere dalla mia famiglia, molti dei miei parenti erano ebrei fuggiti dalla Germania negli Anni ’30. Altri erano ungheresi, cechi… pochi di quelli polacchi sopravvissero. Gli ungheresi furono gli ultimi a essere caricati sui treni e mandati nei campi di concentrazione. I tedeschi arrivarono tardi in Ungheria, a Budapest, dove l’organizzazione degli ebrei era molto attiva durante la guerra». Si può quindi vagamente intuire di quanto sia stato pesante, intenso e doloroso, girare il film.

Ralph Fiennes e il terrore sul set di Schindler’s List

Era il 1992, Ralph Fiennes era un attore britannico e incarnava appieno lo stile British: un uomo silenzioso, educato, riservato, meticoloso. Spielberg stava facendo il casting per ‘Schindler’s List’, e stava cercando un attore adatto ad interpretare il comandante nazista Amon Goeth, una delle figure più sadiche della storia.

Ralph Fiennes e il terrore sul set di Schindler’s List (foto Ansa) – Cinema.it

Ralph Fiennes durante l’audizione lesse il suo monologo, lo fece mantenendosi calmo e composto, poi subì una mutazione e passò a qualcosa di più cupo: il suo respiro rallentò, i suoi occhi si fecero vuoti. Perfino l’aria nella stanza cambiò. Quando finì, il regista, non applaudì non fece nulla, semplicemente si alzò e uscì. Pochi minuti dopo, tornò e disse: “Credo di aver appena incontrato il male”.

Il colpo di scena durante il provino, Ralph Fiennes non voleva la parte

Non finisce qui, a quanto pare Fiennes non voleva la parte. Disse infatti: “Non pensavo di poter andare così in profondità”, ammise in seguito. “Non volevo vivere nella testa di quell’uomo”. Eppure lo fece, e la trasformazione fu così completa che la troupe lo evitava sul set. Fiennes, da buon attore, perfettamente calato nella parte indossava l’uniforme di Goeth anche fuori dalle riprese, non per vanità, ma perché “volevo sentire il suo peso”.

La sua presenza era talmente opprimente che i veri sopravvissuti all’Olocausto, in visiuta sul set durante le riprese, non riuscivano a guardarlo negli occhi. Una donna si mise a piangere quando lo vide in costume. L’attore rammaricato cercò di scusarsi, ma lei disse: “Non sei tu. È lui. Sembri lui”. L’interpretazione gli valse una nomination all’Oscar, ma lo lasciò vuoto. “Ero disgustato da quanto facile possa apparire la crudeltà”, disse. “È rimasto dentro di me per anni”.

Marta Zelioli

Giornalista pubblicista classe '82 appassionata di cronaca nera e cinema. Ho avuto modo di crescere professionalmente come assistente dello scrittore, sceneggiatore e criminologo Donato Carrisi che ha alimentato ulteriormente la mia inclinazione sia per la nera che per il cinema. Lavoro per Web365 dal 2020.

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