Robin Williams ha il merito di averci divertito ed emozionato per tanti anni, oltre a questo ha anche aiutato un caro amico, Steven Spielberg
Robin Williams, l’attore venuto a mancare nel 2014, è stato per il mondo del cinema e dell’intrattenimento in generale, una presenza di una certa importanza. I suoi personaggi hanno portato sorrisi, conforto e riflessione, poiché lui ha saputo interpretare ogni sfaccettatura dell’animo umano: dalle risate al dramma, dalla commedia al film più impegnato.
Robin William era un artista completo la cui dipartita ha lasciato un vuoto enorme nel mondo dello spettacolo.Soprattutto per chi (come me) è cresciuto negli anni ’80, il periodo più luminoso e importante per Robin Williams. Tra i tanti retroscena riguardanti l’attore, uno di quelli che meglio spiegano, non solo l’artista, ma anche l’uomo, è quello riguardante lui e Steven Spielberg.
Ci sono pellicole che affondano dentro di noi le unghie e i denti, che ci scalfiscono, ci cambiano e ci mostrano delle realtà a noi ignote. E non siamo più gli stessi. Questo non riguarda solo noi semplici spettatori, ma anche gli addetti ai lavori. Perfino i registi che sono gli ideatori in prima persona di queste opere, rimangono travolti dalle loro stesse creature.
Anche registi di tutto rispetto con dei profili importanti come Steven Spielberg che nel progettare uno dei suoi film più amati, sentiti e meglio riusciti, ha dovuto affrontare i suoi fantasmi. Lavorare sul set del film “Schindler’s List” non è stata sicuramente una passeggiata per lui. Fu proprio in quella circostanza che in suo soccorso giunse una voce amica, una delle più eminenti.
Nel periodo in cui Steven Spielberg stava lavorando a “Schindler’s List”, aveva in post produzione anche un altro film, “Jurassic Park”. Non solo non è semplice lavorare ad un film con una tematica così pesante come “Schindler’s List” ma dover lavorare a due pellicole in contemporanea, tanto diverse tra di loro, è pressapoco impossibile.
Alcuni anni fa Steven Spielberg ha voluto ricordare Robin Wiliams che l’ha accompagnato proprio in quel periodo, lo ha fatto con un sorriso malinconico sul volto spiegando: “Robin sapeva cosa stavo passando e, una volta alla settimana, mi chiamava nei momenti giusti e faceva quindici minuti di spettacolo al telefono. Ridevo istericamente, avevo così tanto da cui liberarmi”.
Non era semplice per lui doversi sdoppiare per portare a compimento quei due lavori tanto diversi tra di loro. Spielberg aveva terminato le riprese principali di “Jurassic Park” prima che iniziassero le riprese in Polonia di “Schindler’s List” ma la post-produzione del film sui dinosauri era in quel momento ancora in corso:
“Quando finalmente ho iniziato a girare in Polonia dovevo andare a casa circa due/tre volte a settimana e ricevere un feed piuttosto grezzo dalla California per approvare le riprese del T-Rex. Ho accumulato un’enorme quantità di risentimento e rabbia, dovendo passare dal peso emotivo di Schindler’s List a dinosauri che inseguivano jeep. E tutto ciò che potevo esprimere era solo la mia rabbia”.
Per questo in quella notte degli Oscar del 1994, per Spielberg fu una festa molto sentita ma anche un po’ amara, perché il bagaglio che si portava sulle spalle era davvero tanto, molto più grande di lui. Il regista ricorda ancora di quanto fu meraviglioso vincere ma anche di quanto sia stato significativo quando il loro produttore decise di mostrare i numeri tatuati sul suo braccio, testimonianza dell’orrenda detenzione nel campo di concentramento.
“Non fu per niente una festa. Fu meraviglioso vincere ma allo stesso tempo ricordo quanto mi commossi quando Branko Lustig, il nostro produttore, mostrò al mondo che lui era ad Auschwitz, che aveva dei numeri sul braccio”.
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